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La Stampa

La Coop mette in vendita i prodotti di "Libera Terra" ricavati dai campi confiscati ai boss. Rita Borsellino: segno visibile dell'impegno contro la «piovra» ... «Il fatto che i prodotti realizzati per mezzo dei beni confiscati alla mafia, e che quindi hanno prodotto occupazione e sono frutto di un impegno collettivo, siano venduti al supermercato è un segno molto bello e soprattutto un segno visibile a tutti altrimenti restava qualcosa solo per gli addetti ai lavori». Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo Borsellino assassinato dalla mafia con gli uomini della sua scorta nell´estate del 1992 a Palermo, commenta così la decisione dei supermercati Coop di vendere la prima pasta e il primo olio extravergine d´oliva prodotti sulle terre un tempo appartenute a Totò Riina, Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro.I prodotti sono commercializzati sotto il marchio «Libera Terra», dal nome dell´associazione presieduta da don Luigi Ciotti, che in un comunicato stampa commenta: «Acquistando questi prodotti si contribuisce al recupero dei beni mafiosi». La pasta è prodotta con il grano che cresce nei campi sparsi tra i comuni di Corleone, San Giuseppe Jato, Monreale, Piana degli Albanesi e San Cipirello, tutti in provincia di Palermo, sono caratterizzate da un elevato numero di beni confiscati alla mafia, tra cui molti ettari di terreno coltivabile. Per rendere produttivo il riutilizzo di questi beni, come previsto dalla legge 109/96, i cinque comuni si sono riuniti nel Consorzio Sviluppo e Legalità, e hanno cercato a chi affidare la coltivazione delle terre.
La svolta arriva nel 1991 quando nasce la cooperativa Placido Rizzotto composta da 14 ragazzi del posto, tra cui alcune persone socialmente svantaggiate, come disabili, ex-detenuti ed ex-tossicodipendenti. Spiega il presidente della cooperativa: «Noi produciamo grano seguendo i dettami dell'agricoltura biologica: una materia prima ricca di proteine da cui nasce la pasta Libera Terra, prodotta in diversi formati». Lavorata a mano nell'antico pastificio di Corleone da esperti maestri che seguono una tradizione secolare, la pasta viene trafilata al bronzo e lasciata poi essiccare per più di 40 ore. «Il risultato è un prodotto unico per gusto e qualità nutrizionali, ma soprattutto un simbolo importante di impegno e rinascita anche perché quei terreni appartenevano a Riina», conclude Faraone. L'olio extravergine d'oliva viene prodotto invece grazie agli uliveti che crescono nei terreni confiscati ai boss Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro a Castelvetrano, nel Trapanese. Terre su cui l'associazione Casa dei Giovani, guidata da padre Salvatore Lo Bue, sta realizzando da quasi due anni il «Progetto Ritrovarsi», programma di reinserimento per ex-tossicodipendenti. Spiega padre Lo Bue: «Quarantasei ettari di dominio mafioso sono stati confiscati e restituiti alla collettività, e adesso danno lavoro e speranza a giovani strappati al tunnel della droga». L'olio, ricco e fragrante, dalla bassissima acidità, è ricavato con metodi di agricoltura biologica dalla famosa oliva Nocellara del Belice, la più pregiata della Sicilia.

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