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La Stampa

Vinitaly: la bottiglia è certificata dal notaio. A Verona si presentano le ultime stregie contro l'enopiratepia ... A Verona si aprono le porte di quella che, per cinque giorni, sarà la più grande cantina del mondo. Vinitaly compie 37 anni ed il vino, non solo il nostro, è cresciuto anche grazie a questa manifestazione, diventata tanto amata dal pubblico, tanto popolare, da creare persino problemi di «gestione dell’evento». E’ quello che capita ad Angelo Gaja, il quale, per il secondo anno, non si presenta con uno stand. «E’ una rinuncia a malincuore - spiega il “guru” di Barbaresco - ma temiamo di non riuscire a dare al pubblico adeguate risposte per tutta la lusinghiera attenzione che ci dedica». Un po’ come dire (ma Gaja non lo dice per modestia) che quando si è in cima alla piramide tutti voglio vederti e la cosa può essere troppo impegnativa. Le presenze, invece, sono moltissime, da record: oltre 4 mila «firme» della migliore vitivinicoltura, che disegnano da tutte le angolature il profilo del vino ed anche quello di chi lo consuma. Un esempio è quello del «flop» degli acquisti su Internet, visto che, come riferisce un sondaggio del sito www.winenews.it, anche i più appassionati di shopping on-line quando si tratta di comprare una buona bottiglia del web non ne vogliono sapere, e preferiscono andare personalmente in enoteca. Questo conferma, se ce ne fosse bisogno, che scegliere il vino è un piacere troppo coinvolgente per delegarlo ad altri, computers compresi. Un legame, quello con il piacere, che porta il vino a diventare un importante volano per la valorizzazione del territorio, facendosi mecenate di progetti di arte e cultura, come hanno fatto tre aziende d’eccellenza: Umani Ronchi, nella Marche; Chiarlo, in Piemonte e Donnafugata in Sicilia. Ma, prima ancora, i Fratelli Ceretto sulle colline del Barolo. Vino e territorio, vino e tradizione: questo il motto di tutti i produttori della Penisola qui a Vinitaly. E puntare sugli antichi, solidi, vitigni è anche una scelta strategica: «Siamo di fronte ad un’offensiva massiccia da parte dei Paesi emergenti e anche ad un mutamento del gusto e delle abitudini di consumo del vino - spiega Gianni Zonin, che nelle sue tenute ha 1050 ettari coltivati a vitigni autoctoni -: la risposta è puntare decisamente sulla valorizzazione delle nostre migliori identità enologiche». Quindi ponti d’oro a Nero d’Avola, Aglianico, Primitivo, Negro Amaro, Refosco, Nebbiolo, Barbera, Grignolino e tantissimi altri che formano quel caleidoscopio enologico che è l’Italia. E per difendere in tutti i modi queste unicità dalle «copiature» nasce anche il primo vino certificato dal notaio. E’ un’idea di Marco Caprai, leader del Sagrantino di Montefalco, il celebre vino umbro, le cui bottiglie della vendemmia 2003 saranno le prime in Italia ad essere vidimate da uno Studio notarile. Mercato croce e delizia, perché il vino è anche un business in cui l’unione fa la forza. Lo hanno ben capito aziende come Mazzei, La Brancaia, Tenuta di Ghizzano e Tenuta Belguardo che per essere più competitive hanno stretto un’alleanza con lo scopo di garantire maggiore efficienza distributiva e miglior servizio ai clienti. E le cifre di quello che può rendere un grande vino sono esemplificate dalla leggendaria Riserva 1955 del Brunello di Montalcino firmato Biondi Santi, un investimento che, ad oggi, ha garantito ai fortunati possessori di queste bottiglie un rendimento del 141923 per cento. Ma il 37° Vinitaly sancisce anche la riscossa dei bianchi, rilanciati soprattutto dalle richieste del Nord Europa e negli Stati Uniti, dove vanno forte vini come il marchigiano Verdicchio della Umani Ronchi o il piemontese Gavi de La Scolca. Sull’onda di queste nuove tendenze s’inserisce Casa Gancia con un nuovo Prosecco dal nome significativo: «Curriculum vitis».

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