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La Stampa

"Le denominazioni d’origine sono proprietà intellettuale": la denominazione d’origine è un diritto di proprietà intellettuale. Per Igt, doc e docg si deve seguire il principio della gradualità; le regioni devono avere una funzione programmatoria nella politica agricola. E’ in dirittura d’arrivo la riforma della legge 164 del ‘92 in materia di denominazioni d’origine. Da Vinitaly arriva un nuovo passo in direzione di questo rinnovamento, che conferma la volontà dell’intero settore di giungere a strategie che permettano di affrontare il mercato mondiale tutelando qualità e made in Italy. «E’ un lavoro - precisa il sottosegretario alle Politiche agricole con delega per il settore, Teresio Delfino - che coinvolge tutta la filiera, le regioni e il ministero». Quali scenari si prospettano con il principio della denominazione d’origine come diritto di proprietà intellettuale? «E’ un elemento fondamentale dal punto di vista delle competenze ministeriali e delle regioni ed in relazione al riconoscimento in sede mondiale del valore delle denominazioni d’origine. Si avrà una base giuridica riconosciuta al di là dell’Europa» ... Quale ruolo avranno i consorzi di tutela? «Vogliamo aumentare la loro autorevolezza e la soglia di rappresentatività del mondo produttivo che oggi si attesta sul 25-30 per cento. Collegato a questo c’è il problema dei controlli. Si devono conciliare esigenze di autocertificazione e terzietà del controllo. Se un consorzio di tutela si impegna molto nel qualificare il proprio prodotto certamente tende ad evitare che ci siano sfasature rispetto all’obiettivo. D’altro canto è ovvio che ci vuole un controllo di garanzia con caratteristiche di terzietà di giudizio e valutazione. Avvieremo una sperimentazione con i 18 consorzi che ne hanno fatto richiesta. Così valuteremo la validità dell’impostazione». Si parla di sanzioni? «Il testo dovrà essere armonico con le norme comunitarie. Non vogliamo essere nè troppo severi nè troppo lassisti». La riforma arriva in contemporanea con la nascita dell’Enoteca d’Italia. «E’ uno strumento di grande coesione del sistema regionale e nazionale sulle questioni fondamentali di promozione del vino. Gli obiettivi? Coordinamento delle azioni di comunicazione dando alla rete delle enoteche regionali e pubbliche la funzione di sinergia con le realtà camerali, comunali e provinciali. Si vuole poi accrescere la capacità di penetrazione sui mercati esteri».

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