02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Stampa

Aria di crisi mondiale. I grandi vini si bevono nelle mezze bottiglie. Meno il 10% per il Barolo, il Barbera in controtendenza con il +15%. A New York per combattere la congiuntura negativa 150 ristoranti propongono per un intero mese lunch e dinner a prezzi dimezzati ... La parola crisi viene detta sottovoce, quasi a scongiurare uno scenario non proprio passeggero, che dall’11 settembre sembra aver cambiato stili di vita e consumi. Nei giorni scorsi, a New York, 150 ristoranti di medio e alto livello si sono uniti per proporre un mese speciale: lunch a 20 dollari e dinner a 30, ovvero metà prezzo per tutti. Giancarlo Aneri, imprenditore in viaggio per il mondo non ha dubbi: “E’ il segnodi una crisi che negli Usa non si vedeva da anni”.
I ristoranti americani, insomma, sono vuoti e quell’abitudine di far girare più persone in una sera allo stesso tavolo, sembra un pallido ricordo. Ma c’è di più. Anche i prezzi dei vini non tengono come prima, se è vero che la barbera sulle tavole americane segna un +15% nei primi mesi di quest’anno contro un meno 10% del barolo. Il primo segnale di questa tendenza, tuttavia, si ebbe già nell’ottobre del 2001, quando, ad una cena di gala a un mese dall’attacco delle Torri Gemelle, il sindaco di New York volle in tavola una Barbera delle Cantine Scrimaglio al costo di 8 dollari.
E’ crisi? “Il prosecco tira come prima – dice Aneri -. Il problema, forse, è che viene consumato al posto dello champagne”. Secondo Giovanni Minetti, presidente del Consorzio Barolo e Barbaresco, più di crisi è bene parlare di un momento riflessivo. “E quando è così sono i vini di una certa fascia che ne risentono, non si può generalizzare, dicendo che il barolo sia il vino più caro, anche perché non è vero”.
Dall’altro capo delle colline, Luigi Dezzani parla invece di una strategia sulla barbera che è stata premiata. “La barbera, con un potenziale di 50 milioni di bottiglie, ha un ventaglio ampio di possibilità con prodotti di alta qualità e prezzi accessibili per tutti”. E non è solo la barbera d’Asti e del Monferrato o d’Alba ad andare forte… “E’ la parola barbera che piace – dice Dezzani – anche dell’Oltrepò e persino del Veneto”.
E in Italia? Si teme un poco l’onda lunga americana, segnata anche qui da qualche tavolo vuoto nei ristoranti migliori e da vini mitici, che per certe tasche con gli euro sono considerati fuori prezzo. Antonio Santini, del ristorante Il Pescatore di Canneto sull’Oglio, reduce da una convention sulla parola “trasmettere” dell’Istituto Bocuse, conferma: “Si beve meno per la crisi della borsa di qualche mese fa, ma anche per la legge che multa gli automobilisti”. Basta grandi vini? “Assolutamente no, ma se prima si ordinavano due bottiglie di vino e se ne avanzava metà, oggi questo non è più concepibile. Per questo in carta ho dovuto inserire le mezze bottiglie: 15 di bianchi e 25 di rossi, tutte di grandi vini”.
Le aziende si sono adeguate e, sebbene con un ritardo rispetto ai francesi, la mezza bottiglia segna griffe importanti che vanno dai Gaja agli Antinori e persino al mitico Bricco dell’Uccellone di Giacomo Bologna, che aprì la strada della barbera ai mercati di tuto il mondo. C’è comunque spazio per una nuova offerta: si fanno avanti i vini di una qualità italiana generalizzata, che oggi abbraccia persino il lambrusco. Mentre a Barolo e a Montalcino, a Bolgheri come Barbaresco, si attendono presto le riflessioni su una congiuntura di mezza estate più che riflessiva.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su