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La Stampa

In quest’area rivalutata tra Toscana e Lazio nascono molte fra le etichette con maggiori potenzialità - Maremma, la nuova frontiera del vino - Fioriscono le aziende enologiche in sintonia con territorio e ambiente -
Vanno in Maremma. Renato Fucini, poeta e scrittore della corrente dei “Macchiaioli”, intitolava così uno dei suoi più bei racconti, ma oggi ad andare in Maremma non sono più i pastori, bensì gli imprenditori vitivinicoli. La malaria è stata debellata oramai da molti, molti anni, così le terre di questa magica fetta d’Italia tra Toscana e Lazio sorridono guardando il mae. Ed è proprio in vista della costa che le colline si popolano di nuovi vigneti: la vite ha cominciato a diffondersi con decisione dopo il 1952, con la costituzione dell’Ente di trasformazione fondiaria e agraria della Maremma.
“La vite è la pianta colonizzatrice per le zone a clima caldo e temperato e per i terreni adatti, specie se non umidi e fertili, dove altre colture, foraggere e di rinnovo, possono dare prodotti più utili per l’economia nazionale –scriveva nel 1973 il Corriere Vinicolo- Non vi è, quindi, da meravigliarsi se alcuni territori italiani bonificati dopo la prima guerra mondiale, hanno trovato nella vite la pianta che vi si è andata maggiormente diffondendo”. Così è successo in Maremma, dove continua il Corriere Vinicolo: “I bianchi sono particolarmente apprezzati per il colore gialla paglierino, il sapore asciutto, il retrogusto leggermente amarognolo, il profumo delicato e la buona gradazione alcolica. Ottimi anche i rossi, che si distinguono per il colore rosso rubino, la sapidità, la rotondità, la forza alcolica, il corpo…”.
Oggi, trentanni dopo, le indicazioni di allora si sono rivelate vincenti: il futuro della Maremma è nel vigneto, che, pur cambiandolo preserva l’ambiente. Ma questa terra è uscita dal sonno soprattutto grazie ad imprenditori nuovi, curiosi di scommettere su una riserva di territorio tutta da sfruttare con dolcezza. “La Maremma è sole, vento di mare, luce”, dice Agostino Lenci, che a Magliano ha voluto dare spazio alla sua vocazione di vitivinicoltore. Lui, industriale calzaturiero lucchese con un’azienda di dimensioni europee, ha scelto per una passione maturata nel tempo l’antico centro di Magliano, ricco di testimonianze storiche che partono dagli Etruschi e che su 4000 abitanti ne ha oltre 1500 dediti all’agricoltura. Proprio da un remoto insediamento etrusco, heba, ha preso il nome uno dei vini con cui ha debuttato la “Fattoria di Magliano”: 97 ettari, di cui una quarantina già recuperati al vigneto, nella logica di essere in armonia con la natura, stimolando parallelamente le capacità di sviluppare lavoro proprie di queste generose terre. I vini attualmente nel catalogo dell’azienda, tutti curati dall’enologa Graziana Grassini, sono tre: “Pagliatura”, un Vermentino Igt; “Heba”, Morellino Doc e il “Poggio Bestiale” Igt. Quest’ultimo, con l’Heba è in Lizza per gli ambitissimi “Tre bicchieri”. La cantina della Fattoria di Magliano si estende su circa 1500 metri quadrati con soluzioni modernissime nella loro stupefacente tradizionalità estetica, costruita con l’obiettivo di ricreare le condizioni ottimali di luce, temperatura, umidità e persino l’atmosfera di una storica cantina toscana, pur applicandovi tutte le più moderne tecnologie per sviluppare la qualità dei prodotti e ottimizzare i processi produttivi.
Ma c’è anche una voglia di sperimentare gardando all’antico, espressa con speciali piccoli vasi vinari in cemento per l’affinamento dei vini, una novità assoluta che la Fattoria di Magliano è stata tra le prime ad acquistare in Italia. Dall’uso di questi contenitori si dovrebbero ottenere vini rossi di particolare morbidezza con un potenziamento delle loro sensazioni olfattive e gustative.
“Il nome di Malgiano deriva dal Maglio, un grosso martello a due teste usato dagli scalpellini che in passato costituivano un nucleo consistente degli abitanti della comunità –spiega Agostino Lenci-. Io per la fattoria ho scelto come logo proprio un maglio stilizzato, per significare che ogni cosa buona può nascere solo dal lavoro e dalla forza di volontà”.

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