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La Stampa

E’ l’ora della moderazione. Zonin: listini congelati. Pedron: dare l’esempio ... Licenza al rialzo, o meglio, sull’onda del grande boom dei vini di qualità, leggerezza nel ritenere di poter far lievitare i prezzi a piacere. Emilio Pedron, amministratore delegato del Gruppo Italiano Vini (la sede è a Calmasino nel Veronese, conta 13 cantine in tutta Italia, dal Collio alla Sicilia) spiega così l’impennata delle quotazioni delle bottiglie. “Tutti i componenti della filiera, compresi molti produttori - spiega - proprio sulla base dell’entusiasmo degli ultimi anni si sono permessi di alzare i prezzi oltre misura. La responsabilità non è soltanto nella parte finale della catena commerciale. Ecco spiegata questa leggerezza nella gestione delle quotazioni. In molti hanno pensato che se il vino della propria azienda è stato venduto con largo anticipo allora, automaticamente, si può ritoccare il prezzo. Un’onda lunga di 4/5 anni coincisa con il grande successo dei vini di prestigio. Ma un cattivo esempio per tutti gli altri operatori, a partire da enoteche e ristoratori. Si è ingenerata una speculazione di filiera che si è caricata di vino oltre il consumo. Un esempio: un importatore di Dusseldorf comperava oltre le richieste del mercato pendendo che l’anno successivo le quotazioni sarebbero state più altre. Alla fine del 2002 la congiuntura economica ha messo a nudo il problema. Il consumatore vuole bere bene, ma bada molto a quanto costa. Un processo che nell’arco di 2-3 anni porterà ad una netta crescita dell’attenzione e della consapevolezza delle etichette”. E’ finita così l’era della deregulation e dello sviluppo disordinato. La lezione arriva appunto dal consumatore che ora è più capace di interpretare il mercato e scegliere. La conseguenza non potrà che essere la moderazione dei prezzi. “I più attenti operatori - prosegue Pedron - hanno capito che il futuro è produrre bene e con un preciso rapporto di prezzo. Una sorta di autodisciplina”. La Zonin ha scelto di calmierare i prezzi: “Per sensibilità nei confronti dei clienti - spiega Gianni Zonin - la mia azienda ha deciso di non aumentare il listino neppure di un centesimo sia sul mercato italiano sia su quello estero. Un messaggio verso i consumatori che si riverbera anche sui concorrenti. Sono convinto che sarà una linea di comportamento che verrà seguita”. Zonin ripercorre due fasi: “Quindici anni fa il consumatore confondeva prezzo con qualità. Era il momento di scandali vinicoli e così non sapendo come cercare l’eccellenza, in un mercato molto frazionato, si era convinti che acquistare ad un prezzo elevato fosse una garanzia. C’era confusione sia nel cliente sia nel produttore. Da un paio d’anni il consumatore è cambiato, molto più consapevole, e si è accorto che non è detto che a un prezzo elevata corrisponda sempre una qualità di pari livello. Oggi viene premiata l’azienda che meglio lavora. Il messaggio ormai è chiaro. Oltre alla crisi economica in sottofondo si avvertiva un certo disagio del consumatore. I consumi importanti si fanno su vini di fascia di prezzo medio, con equilibrio”. Ma quali strategie per il futuro? Pedron evidenzia l’idea di “meno valore immateriale, a partire dal prestigio dell’immagine alla cantina superfirmata e bottiglie carissime. I produttori pensavano che il valore immateriale potesse non aver fine e quindi contribuire a far salire le quotazioni. Ma a questo punto la stessa linea di pensiero vale anche per il ristoratore che si sente legittimato al rincaro”. Oggi le principali aziende puntano molto sul controllo in ogni fase, fino alla rivendita e addirittura a suggerire il prezzo al ristorante. Una presenza forte sui mercati per influenzare la politica del valore delle bottiglie ed essere padroni del marketing: “Lo slogan è bere bene a scosti giusti: un concetto - sottolinea Pedron - già presente nei prodotti da scaffale medio mentre nella gamma alta ci si è illusi che questo rapporto prezzo-qualità non fosse così assolutamente indispensabile. La nuova competizione è oggi proprio nel segmento alto”. Nell’impennata dei prezzi quale responsabilità ha il passaggio lira-euro? “Sono convinto - dice Zonin - che con l’euro c’è stata una distorsione nella capacità di calcolo da parte del consumatore”. E Zonin, infine, mette in guardia da un rischio: attenzione al fenomeno inverso, troppo forte alla ricerca del prezzo basso potrebbe innescare fenomeni di cattiva qualità e sofisticazione.

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