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La Stampa

Sul vino è scontro tra Roma e Bruxelles. Alla sbarra l’uso di denominazioni tradizionali fuori d’Europa. Fischler: “In Italia troppi atteggiamenti confusi e irresponsabili”. Alemanno: “Non si possono svendere i nostri gioielli di famiglia” ... Cronaca di un Vinitaly con tamburi di guerra. Tutto comincia il giorno dell’inaugurazione con il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno che affronta i problemi del settore: flessione dell’export nazionale, prezzi da rivedere. “No ai listini gonfiati, perchè il nostro vino ha le caratteristiche per vincere, con la qualità, la concorrenza internazionale, ma si deve vigilare sui ricarichi eccessivi”, dice il ministro, affidando all’osservatorio dell’Ismea un puntuale riscontro sugli aumenti di prezzo nella filiera e dando sul campo mandato all’Enoteca d’Italia, guidata da Pierdomenico Garrone, il compito di sostenere l’immagine, il compito di sostenere l’immagine sul fronte interno ed estero, affiandogli la “task force” di Buonitalia. Ma il momento in cui Alemanno incassa una pioggia di applausi è quando alza lo scudo per difendere i “gioielli di famiglia”. Il ministro mette alla sbarra la normativa Ue che concede ai produttori extraeuropei l’utilizzo di alcune prestigiose denominazioni di vini italiani. “non si possono violentare nomi intimamente legati ai nostri territori”, dice Alemanno incassa una pioggia di applausi è quando alza lo scudo per difendere i “gioielli di famiglia”. Il ministro mette alla sbarra la normativa Ue che concede ai produttori extraeuropei l’utilizzo di alcune prestigiose denominazioni di vini italiani. “Non si possono violentare nomi intimamente legati ai nostri territori”, dice Alemanno, citando l’Amarone di Buenos Aires, e annunciando che il governo di Roma impugnerà entro aprile il provvedimento preso a Bruxelles.
Questo mentre, proprio dal Vinitaly, parte, contro la normativa introduttiva dal Commissario europeo all’agricoltura Franza Fischler, la prima iniziativa di petizione popolare, con raccolta di firme, annunciata dall’europarlamentare Roberta Angelilli. A sottolineare la necessità di salvaguardare le produzioni tradizionali è un’indagine delle Coldiretti in cui sono esibiti i “corpi del reato”, dal fantasioso Caberlot (contaminazione linguistica tra Cabernet e Merlot) al Frascati Doc imbottigliato in Danimarca. “Uno stop alla pirateria del vino – commenta con un esempio l’organizzazione agricola – consentirebbe di portare ad oltre un miliardo di euro, raddoppiandolo, il valore delle esportazioni sul mercato Usa”. Sul fronte dell’Export altri dati li fornisce la Confederazione italiana agricoltori, che sottolinea come il calo dell’export 2003, pari al 16,6% corrisponde ad un calo dei ricavi del 4,4% peggior risultato dal 1986, mentre i costi aziendali sono in crescita pesante. Un quadro che delineerebbe il rischio per l’Italia di retrocedere da primo a terzo Paese produttore ed esportatore di vino. Il sottosegretario Teresio Delfino, con delega al settore vitivinicolo, alla fine della giornata dà però un parere tranquillizzante: “Nei numerosi colloqui avuti con gli espositori – dice – ho avuto la conferma che la pausa di riflessione che i mercati stanno vivendo può essere superata: ci sono tutti i presupposti per riprendere la corsa degli anni passati”.
Ma l’indomani arriva da Bruxelles il Commissario europeo all’agricoltura, Franza Fischler, ben deciso a rintuzzare le accuse di aver svenduto il vino europeo, mosse dalle organizzazioni di settore italiane”. “Atteggiamenti irresponsabili, troppe inesattezze – dice Fischler – se non avessimo giocato d’anticipo, aprendo il mercato, ma mettendo contemporaneamente paletti insormontabili all’infiltrazione dei falsi in Europa, saremmo stati stritolati dalla macchina dei negoziati al commercio internazionale”.
La risposta di Alemanno non si fa attendere: “Non si possono affrontare negoziati al Wto solo sulla difensiva quando la globalizzazione dei mercati impone una difesa stringente della qualità dei prodotti agroalimentari e delle denominazioni sia interne che esterne alla Ue. Inoltre la Comunità europea avrebbe dovuto fare uno sforzo maggiore per comprendere le ragioni ed i diritti dei paesi produttori”. Considerazioni universalmente condivise negli stand di Vinitaly e riassunte dal presidente di Confagricoltura, Augusto Bocchini: “Siamo davanti ad una situazione realmente sconvolgente. Fischler sta tradendo il suo mandato, non deve dire cosa devono fare gli altri, ma dire cosa sta facendo per la difesa dell’agricoltura europea”. Ora la partita da Verona si sposta a Bruxelles.

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