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La Stampa

Il turismo del vino vuole di più per gli 1,8 miliardi che spende ... Chianti, Langhe e Montalcino al top. Gli enoturisti non hanno dubbi nel definirli territori del vino “inarrivabili” in quanto ad appeal e innamoramento. Seguono Collio, Monferrato, Oltrepò Pavese e Castelli Romani. Chiudono i distretti in crescita: Franciacorta, Alto Adige e Valpolicella. In un weekend all’insegna del territorio e della scoperta del mondo delle etichette, il viaggiatore è disposto a spendere – compreso trasporto, soggiorno, visite culturali ed enogastronomia – da 100 euro fino a 220 (il 50%), mentre uno su dieci stanzia fino a 500 euro. A tracciare l’identikit e valutare lo stato di salute di questo tipo di turismo è un’inchiesta realizzata da www.winenews.it e promossa dall’associazione Go Wine, in occasione di Vinum che si svolge ad Alba poche settimane prima della tradizionale kermesse nazionale di “Cantine” Aperte”. I passi da fare per crescere nel settore dell’accoglienza sono ancora molti. Un dato sintetizza la situazione: i due terzi degli enoturisti ritengono l’accoglienza nelle cantine (accessibilità, orari, servizi e attenzione per gli ospiti) scarsa (27%) o al massimo sufficiente (40%), mentre solo per 2 su 100 il giudizio è eccellente. Secondo l’inchiesta, su un campione di circa 9.000 enonauti, il vino ha un legame inscindibile con il territorio: il 25% degli intervistati associa immediatamente il Brunello a Montalcino, il 22% il Barolo alle Langhe, il 18% il Chianti Classico alla Toscana, seguono la accoppiate Barbera-Monferrato, Collio-Friuli, Sagrantino-Montefalco, Amarone-Valpolicella, Prosecco-Conegliano e Valdobbiadene. L’enoturismo – nonostante la fase riflessiva del settore vinicolo – è in ascesa: lo conferma Francesco Lambertini, presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino, che sottolinea come il business è stimato su un miliardo e 800 milioni di euro, quindi è una grande risorsa. Dalle statistiche si evince come ad ogni dieci euro di spesa in vini corrispondano 50 euro per l’intero soggiorno. Il dato coincide con il sondaggio presentato ad Alba: per tre bottiglie di vino, a ricordo del weekend, l’enonauta è disposto a spendere fra i 30 e i 60 euro (51%), mentre due su dieci preventivano al massimo 30 euro e per l’1% il limite è 90. Il turismo del vino sconta, però, una certa improvvisazione: “Lo sostiene il 60% degli enonauti – dice Massimo Corrado, presidente di Go Wine - convinti che l’offerta risulta ancora caratterizzata da individualismo ed episodicità”. Da un’indagine condotta da Magda Antonioli, direttrice del Master del Turismo alla Bocconi di Milano, emerge infatti che l’offerta del turismo enogastronomico in Italia risulta caratterizzata appunto da improvvisazione: più una moda da seguire che il frutto di una ponderata strategia di marketing. (arretrato de "La Stampa" del 25 aprile 2004)

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