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La Stampa

Analisi - Federvini conferma l’allarme-export. Il viceministro Urso: nei prossimi mesi inversione di tendenza ... Un mercato del vino a due facce: da una parte i produttori sempre più orientati alla qualità, dall’altra una quadro internazionale sfavorevole che scontra il caro-euro ma anche la sempre più agguerrita e organizzata politica commerciale di altri Paesi produttori. Il risultato non poteva che essere uno: nel 2003 le esportazioni di vino italiano sono diminuite del 3,2%. Piero Mastroberardino, presidente di Federvini, nell’annuale assemblea, si consola però con il fatto che, nonostante tutte le difficoltà, anche l’anno scorso è proseguito il percorso verso la qualità, intrapreso dai consumatori, che sia premiando i tanti investimenti effettuati negli anni passati. Si tratta di una buona base di partenza che il Governo, per bocca del viceministro delle Attività Produttive con delega al Commercio Estero, Adoldo Urso, dovrebbe portare ad un miglioramento. Spiega: “Il 2004 e il 2005 si configurano come anni di ripresa per l’export, a cui questo comparto sta dando un impulso importante”. Un ulteriore slancio dovrebbe arrivare da nuovi accordi in materia di denominazione di origine controllata: “Entro i primi giorni di luglio si firmerà un accordo sui marchi doc con la Cina, che ha aderito all’Associazione Amici del doc di Ginevra”.
Il settore vitivinicolo, sostiene Federvini, ha dovuto fare i conti, sul mercato nazionale, con “tensioni causate sia dai movimenti dei prezzi conseguenti alla difficile vendemmia del 2003, sia dal consolidarsi di questi aumenti nel corso del 2003, quando tutti ottenevano un loro contenimento”. Mastroberardino ricorda come “anche l’ultima vendemmia non sia stata facile vista la stagione climatica contrassegnata dalle temperature elevate che l’hanno preceduta, ma è risultata certamente ben diversa per qualità dalla precedente”. Per Federvini, così, diventano importanti anche le modalità di consumo. “Sono anni che lo ripetiamo precisa Mastroberardino – ma ho piacere di ribadirlo: i produttori sono i primi interessati ad avere un consumatore sensibile alla qualità ed alle caratteristiche dei prodotti. Desideriamo che continui ad essere responsabile ed attento al consumo moderato, obiettivi raggiungibili con azioni di educazione ed informazione”. Le preoccupazioni maggiori, comunque, riguardano il fronte internazionale. Tre le criticità. La prima: un quadro internazionale sfavorevole. La seconda: l’apprezzamento dell’euro sul dollaro. La terza: “Dobbiamo fare i conti - spiega il presidente di Federvini - con una politica commerciale energica pratica da produttori di Paesi terzi, tra cui si distinguono gli australiani, che hanno consolidato, tra l’altro, la loro presenza in Europa”. Il valore globale delle esportazioni vinicole italiane ha registrato una riduzione del 3,2%, che non ha però interessato i vini frizzanti (+ 4,2%) e gli spumanti (+5,9%), confermando il definitivo apprezzamento della qualità della nostra produzione da parte dei consumatori sui mercati internazionali”. Matroberardino, poi, si sofferma sul ruolo dell’Unione Europea: “L’organizzazione comune di mercato, a cinque anni dalla nuova versione, è entrata nella fase di maturità ed è dunque logico attendersi il pieno sviluppo della sua potenzialità, con un processo di integrazione e, ove necessario, di modifica o revisione”. Per quanto riguarda la Direttiva in materia di tassi e strutture delle accise sulle bevande alcoliche l’impegno di Federvini è indirizzato a “difendere il quadro attuale che consente di mantenere un equilibrio di tassazione, tra le diverse categorie di bevande alcoliche, ancorato all’aliquota zero per il vino”. (arretrato de "La Stampa" del 30 maggio 2004)

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