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La Stampa

Il vino italiano verso nuovi mercati: ottimi riscontri di gradimento alla prima edizione di Vinitaly Moscow. In Russia export + 40% in tre anni ... In Russia il vino italiano è sempre più di casa: nei migliori ristoranti il 30% delle bottiglie proposte dalla carta dei vini viene dalla nostra Penisola. E, lasciando ancora la parola alle cifre, l’import vale ormai 280 milioni di euro, con un incremento del 40% sul 2001, mentre sono assicurati per il futuro ottimi margini di crescita, visto che sinora il made in Italy enologico ha sfruttato solo il 10% del proprio potenziale. A sondare concretamente le possibilità del mercato è stata Veronafiere, che ha organizzato la prima edizione di “Vinitaly Moscow”, in collaborazione con l’Ice nell’ambito di “Progetto Origine”, al quale partecipa anche Enoteca d’Italia. L’iniziativa ha raccolto l’adesione di una trentina tra le migliori aziende nazionali ed ha costituito l’esordio ufficiale all’estero dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi marche. Il tutto con risultati lusinghieri, visto che tra gli stand si prevedeva la presenza di duecento operatori professionisti del settore mentre ne sono arrivati oltre seicento. “Quella di Mosca – dice Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – è una tappa dell’internazionalizzazione di Vinitaly, che sarà presente nei prossimi mesi in Usa, Cina e India, dopo le positive esperienze degli anni scorsi”. Piero Mastroberardino, presidente di Federvini, vede in questa iniziativa “un momento di sintesi qualificata e coerente per rappresentare i nostri vini di qualità, la loro originalità ed il loro territorio”. Mentre Michele Chiarlo tiene a sottolineare come Vinitaly Moscow rappresenti il debutto all’estero dell’Istituto del vino italiano di qualità, di cui è vicepresidente “un’organizzazione – precisa – che vuole promuovere non solo le aziende che vi aderiscono, ma tutto il sistema vino del Paese”.
L’importanza crescente del mercato russo viene evidenziata da Jacopo Biondi Santi e Sandro Boscaini, della Masi: “Prima il nostro vino era un fenomeno riservato ad una nicchia di consumatori, ora è sempre più richiesto nei ristoranti e nelle enoteche”. Questo grazie al continuo lavoro teso ad esaltare la qualità, come conferma Pio Boffa, titolare della Pio Cesare: “I prodotti della nostra enologia oggi sono in grado di competere in Russia nel canale del lusso con concorrenti storici”. E sulla stessa lunghezza d’onda è Lucio Tasca d’Almerita: “Siamo in Russia da due anni e il nostro trend in crescita è molto positivo”.

Dalla parte degli importatori Enrico Pappini, responsabile della MBG (Moscow Business Group) conferma: “Portiamo qui vini di 60 aziende, 25 delle quali italiane per un fatturato complessivo di 35 milioni di euro. Oggi il 45% di questa cifra è generata proprio dal vino italiano, che fino a cinque anni fa pesava per non più del 10% sul nostro volume d’affari. Il canale della ristorazione è il più importante per le vendite, ma nel giro di tre quattro anni riteniamo che la distribuzione organizzata supererà la ristorazione”. Anatole Korneev, direttore commercial,e della Simple C.O. Ltd insiste proprio sulla ristorazione: “Occorre puntare molto su questo canale, sull’abbinamento cibo-vino e incrementare le iniziative rivolte all’accrescimento della cultura enologica”. Un punto di vista che trova d’accordo i produttori, come Nicola Fabiano, che qui è probabilmente il primo esportatore italiano con 50.000 casse l’anno, pari a 300.000 bottiglie produttore: “il vino italiano è molto apprezzato dai consumatori russi – spiega – ma va fatto conoscere di più”. (arretrato de "La Stampa" del 4 luglio 2004)

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