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La Stampa

“Dimezzare l’Iva sul vino per rilanciare i consumi”. Zonin: la flessione del mercato rischia di diventare irreversibile. L’imprdnitore veneto: “si vende meno anche perché non sempre di prezzi sono equilibrati. E’ in ballo il futuro di 800.000 viticoltori” … Dottor Zonin, come anticipato ad inizio estate a “La Stampa”, Lei ha
iniziato nei giorni scorsi al presidente del Consiglio una lettera in cui
chiede la riduzione dell'Iva sul vino, praticamente dimezzandola, dal 20 al
10%. In questa azione Lei è solo, pur con il peso della Sua azienda, o è il portavoce di un gruppo di imprenditori vinicoli? "E’ una iniziativa personale che mi sembra condivisa da moltissimi produttori". Ha già ricevuto una risposta da Palazzo Chigi? "Non ancora". Lei pensa che il governo, alle prese con conti pubblici da far quadrare e impegni internazionali sul deficit da rispettare, potrà concede quanto Lei
chiede? "Mi rendo conto che la soluzione non è facile, considerate le difficoltà economiche che molti Paesi e non solo il nostro stanno attraversando, ma il settore vitivinicolo è troppo importante politicamente per lasciarlo scivolare verso una crisi sempre più palese". La richiesta contenuta nella Sua lettera ricade inevitabilmente nell'attuale dura polemica su prezzi e diminuito potere d'acquisto delle
famiglie. Lei crede che attualmente i prezzi finali del vino siano eccessivi rispetto a quelli praticati franco-azienda? "Il vino è un prodotto legato al mondo agricolo e coinvolge circa 800 mila viticoltori e come tale pertanto altamente concorrenziale. Nonostante questo, non sempre i vari responsabili della filiera, siano essi produttori, distributori o dettaglianti, praticano dei prezzi equilibrati". Gli imprenditori vinicoli negli ultimi decenni hanno investito in qualità e tecnologia, ma hanno anche realizzato buoni guadagni, come appunto si può
capire dai livelli di prezzo a cui sono proposti certi vini. Ora, una riduzione dell'Iva sarebbe pagata in qualche modo da tutti i cittadini,
perchè da qualche parte l'erario dovrà pur recuperare questi introiti, non crede che questo possa essere un elemento negativo nel rapporto
produttori-consumatori? "Sinceramente parlerei più di investimenti che di guadagni. Bisogna ricordare infatti che quando si pianta un vigneto si deve attendere 5 anni prima di ottenere il primo vino; sono investimenti a lunghissima scadenza e come tutti sanno molto onerosi. Per quanto riguarda il rapporto produttori-consumatori sono sicuro che le famiglie sarebbero felici di vedere ridotti i prezzi e di poter far tornare sulla tavola di tutti i giorni un buon bicchier di vino, com’è sempre stato nella tradizione italiana e nell’alimentazione mediterranea. Tra l’altro il rilancio dei consumi è uno dei punti centrali dell’azione del governo Berlusconi e tale riduzione sicuramente favorirebbe tutto il settore vitivinicolo". La misura da Lei invocata è un segnale che ne conferma altri sulle sofferenze attuali del mercato vitivinicolo. A che livello di gravità è,
secondo Lei, la situazione del settore? "Dopo due anni di scarsissima produzione stiamo entrando in una fase di superproduzione sia a livello italiano che a livello europeo. Quello che mi preoccupa maggiormente è il continuo calo dei consumi che è dovuto in parte al cambiamento delle abitudini alimentari degli italiani e in parte alle politiche dei prezzi talvolta eccessivi applicate soprattutto negli ultimi anni. A mio avviso siamo ancora in tempo per trovare delle soluzioni valide al fine di evitare una crisi, ma non possiamo aspettare troppo altrimenti la situazione può diventare irreversibile". L'Iva dimezzata potrà davvero essere un motore di rilancio dei consumi? Non
è che, dopo tanto parlare, il fascino del vino sia un po'appannato? "L’Iva dimezzata, secondo me, può contribuire al rilancio dei consumi e ad un miglior equilibrio fra domanda e offerta sia a livello italiano che europeo. Ma in parallelo vanno sviluppate azioni che promuovano l’immagine del vino e gli effetti benefici di un suo uso moderato, e anche iniziative che mirino a riequilibrare i prezzi al consumo. In proposito posso dire che la mia azienda, per il secondo anno consecutivo, non ha aumentato i propri listini e ha l’intenzione di mantenere questa posizione per tutto il 2005. Quanto al fascino del vino, non mi sembra si possa parlare di declino, tutt’altro. Le famiglie hanno imparato, proprio negli anni del boom del vino, a bere meglio e ad apprezzare la qualità, e questo è un vantaggio competitivo per i nostri vini. Per questo tutto il settore deve impegnarsi perché vini di buona, anzi di ottima qualità, diventino sempre più accessibili al grande pubblico dei consumatori". (arretrato de "La Stampa" del 19 settembre 2004)

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