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La Stampa

Sul commercio del vino sale la tensione con gli Usa. La Confagricoltura avverte: inaccettabili le richieste di Washington, Ue troppo debole. Allarme per l’etichettatura del Salone di Torino, che prepara il restyling del 2005 ... «Gli Stati Uniti non intendono indietreggiare sull’uso delle nostre denominazioni dei vini di pregio e pretendono di continuare ed etichettare i vini con criteri meno rigorosi rispetto a quelli vigenti in Europa». Il nuovo allarme è stato lanciato dal direttore generale di Confagridccoltura, Vito Bianco, al Salone del Vino di Torino, nel corso di un dibattito dedicato alle prospettive del vino italiano.
Il negoziato in corso fra Unione Europea e Stati Uniti non promette fino a questo momento passi in avanti sostanziali – ha spiegato Bianco – non ci sono le condizioni per proteggere, tutelare e valorizzare i vini italiani di qualità. E Confagricoltura critica i termini della bozza di accordo fra Usa e Ue per il commercio vinicolo. «Il testo attualmente in discussione - spiega Bianco - presenta molti punti critici relativi soprattutto alle pratiche enologiche, all’etichettatura ed al riconoscimento delle menzioni tradizionali. Le richieste degli Stati uniti non sono ammissibili e le loro concessioni sono troppo limitate». Per questo motivo Confagricoltura ha chiesto l’intervento del ministro Alemanno e degli assessori regionali all’agricoltura, affinché si adoperino per una revisione dei termini dell’accordo ed evitare «colpi di mano» di Bruexelles. Proprio per questo l’organizzazione degli imprenditori agricoli continuerà la sua azione nei confronti della nuova Commissione in fase di insediamento, affinché riprenda ex novo a discutere del delicato problema.

Una conferma in più che le denominazioni di origine sono un patrimonio fondamentale del nostro settore vitivinicolo: tutto questo è stato sottolineato al Salone del Vino di Torino, conclusosi mercoledì scorso, con un’affluenza di 40.312 visitatori tra operatori, addetti al lavori ed enoappassionati. Un numero in crescita, nonostante i segnali di crisi del settore, sull’anno scorso (nella sola domenica 14 novembre, unica giornata di apertura al pubblico, si sono registrate 12.775 presenze, un migliaio in più che nella giornata inaugurale 2003). La rassegna era orientata sui vitigni autoctoni, scelta premiata dai buyers internazionali al workshop che vedeva iscritte 220 aziende (+40% sul 2003). «Grandi risultati, al di sopra di ogni aspettativa: al Salone del vino abbiamo riscontrato un’affluenza importante e qualificata, con ristoratori ed enotecari impegnati in attente degustazioni ed acquisti just in time, fatto fieristico e proprio per questo particolarmente importante, soprattutto in un momento congiunturale difficile», ha commentato Roberto Racca, responsabile Area Vino di Partesa, una delle società di distribuzione più importanti in Italia, con 84 milioni di euro di fatturato nel solo settore vitivinicolo.

La prossima edizione del salone è già stata fissata dal 27 al 30 ottobre 2005 e sarà un giro di boa: «Dal prossimo anno la Regione Piemonte è disponibile a rafforzare la collaborazione con il Lingotto Fiere», ha annunciato l’assessore regionale all’agricoltura, Ugo Cavallera. Tanto più che l’edizione 2005 si svolgerà alla vigilia dei Gioghi Olimpici invernali di Torino 2006 con ulteriori prospettive di comunicazione e promozione. «Ora che si è confermata la leadership piemontese del Salone del Vino – commenta a sua volta Pier Domenico Garrone, presidente dell’Enoteca del Piemonte e di Enoteca d’Italia – dal 2005, puntando ancor più a fondo sui vitigni autoctoni, si potrà competere sui mercati nel ruolo di un grande Salone internazionale specializzato».

Intanto, il 27 e 28 novembre, a Roma, nella Città del Gusto del Gambero Rosso, il Salone del Vino di Torino proporrà la degustazione di 500 etichette di oltre 200 vini frutto di vitigni di antica coltivazione.

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