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La Stampa

In cantina il miracolo del Sagrantino. Riscoperto 15 anni fa oggi è al top delle grandi guide mondiali … Visto che il Sagrantino fu creato nel Medioevo come vino da messa dai seguaci di San Francesco si potrebbe anche parlare di miracolo. Fatto è che questo vino umbro, dopo la conquista nel 1992 della Docg, fa parte dell’empireo dell’enologia mondiale. Le conferme assolute sono arrivate a raffica negli ultimi mesi: il Sagrantino “Collepiano” 2000 di Marco Caprai è il miglior rosso del Vecchio Mondo. A scriverlo è stato Steven Spurrier, penna storica della prestigiosa rivista d’Oltremanica “Decanter”, fondatore dell’“Academic du Vin” di Parigi e creatore, assieme a Micheal Broadbent, dei corsi di degustazione del Christie’s Wine Department.

Dopo i recenti 97/100 attribuiti dallo statunitense Robert Parker al “Sagrantino 25 Anni” 2000, è così arrivato il turno dell’Inghilterra, che dalle pagine della sua rivista di critica enologica più blasonata, attribuisce un prestigioso riconoscimento a questo vino italiano, l’unico capace di mettere d’accordo praticamente tutti i wine writers anglosassoni. Allo stesso tempo viene sancito il successo dell’azienda Caprai una delle più dinamiche d’Italia, con 700.000 bottiglie di produzione annua e dalla costanza qualitativa ormai consolidata, che ha saputo scommettere senza compromessi su un vitigno ed un territorio, riscuotendo grandi consensi in patria (ben otto volte consecutivamente ha conquistato i “Tre Bicchieri”) e ottenendo, con questo risultato, anche una consacrazione mondiale.

Oltre agli anglosassoni anche la “Revue du Vin de France” incorona il Sagrantino di Montefalco di Caprai tra i migliori vini del mondo. La più importante ed autorevole rivista e guida francese che è Caprai “è l’azienda che ha condotto l’exploit il Sagrantino ed ha portato al successo il territorio di Montefalco, costruendo l’immagine di tutta la denominazione e portandola al successo in Italia e nel mondo”.

Il distretto del Sagrantino di Montelfalco si estende su 700 ettari di vigneti e fattura una media di 20 milioni di euro l’anno. L’azienda Caprai dal 1988, in mano al giovane imprenditore Marco Caprai, oggi quarantenne, coltiva vitigni su una superficie di 150 ettari, con una produzione pari a 700.000 bottiglie, e fattura cinque milioni di euro l’anno. Il 25% della sua produzione è destinato all’export. Da una quindicina d’anni ha rilanciato il Sagrantino sui mercati mondiali, realizzando una sorta di “banca” dei genotipi dai quali sono stati estratti i biotipi in selezione, clonandone una cinquantina per sperimentazione. Quello del Sagrantino è considerato esempio classico della valorizzazione di una varietà autoctona di vitigno.

“Ora viene il difficile - commenta Marco Caprai - perché adesso bisogna confrontarsi sul serio con il mondo intero.

Per la prima volta il Sagrantino si pone al vertice dei vini e questo fatto non rappresenta soltanto motivo di soddisfazione personale, ma è un successo che ricade su un’intera denominazione. Questo risultato dimostra che i vitigni autoctoni italiani possono competere e vincere con quelli internazionali, imponendosi con la loro storia e la loro tradizione.

Fatto estremamente significativo è che il Sagrantino di Montefalco “25 Anni” di Caprai, sia considerato il migliore vino d’Italia dalla classifica combinata realizzata da “Milano Finanza” incrociando i giudizi delle più autorevoli guide italiane (Gambero Rosso, L’Espresso, Sommeliers, Veronelli, Maroni). Un vino, insomma, che, oltre ad essere divenuto un “cult” nazionale ed internazionale, ha messo d’accordo tutti i più autorevoli critici: “E’ un ennesimo riconoscimento importante che ci appaga del duro lavoro svolto in tutti questi anni - spiega Marco Caprai - e dimostra l’importanza di scommettere sui vitigni autoctoni che rappresentano il nostro patrimonio più importante. Non a caso, la Toscana vorrebbe il nostro Sagrantino. Ma il successo di oggi è anche il successo di un territorio: già, nel 1998, avevano ricevuto questo grande riconoscimento, a distanza di 6 anni torniamo a replicare questo successo, sinonimo, ancora una volta, della qualità del nostro lavoro”.

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