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La Stampa

Niente Brunello per i fondi d’investimento. A Montalcino molte offerte d’acquisto, ma nessuno vende ... Un Brunello da collezione. La vendemmia del 2004 sarà ricordata come una tra le migliori prodotte negli ultimi decenni. Lo dicono gli esperti del consorzio che ieri hanno assegnato al vino di Montalcino il massimo del punteggio: cinque stelle su cinque. “Quella del 2004 è stata una vendemmia fuori del comune - spiega il presidente del Consorzio Filippo Fanti - grazie alle straordinarie condizioni climatiche caratterizzate da una primavera piovosa e da un’estate soleggiata; il risultato è un grande Brunello destinato ad un lungo invecchiamento”. Il rating al 2004 è stato assegnato in occasione della tradizionale manifestazione Benvenuto Brunello, evento internazionale nel quale 145 cantine del territorio hanno presentato le bottiglie del 200 e la riserva 1999.

“Il Brunello si candida a guidare la riscossa del made in Italy sui mercati internazionali dove viene destinato quasi i due terzi delle sei milioni di bottiglie prodotte” annuncia la Coldiretti. Si spiega anche così il tentativo fallito da parte di alcuni emissari di fondi di investimento internazionale di provare ad acquistare aziende e vigneti nel terroir del Brunello. Missione impossibile, appunto. Il problema non è rappresentato dall’investimento (dai 250.000 ai 500.000 euro ad ettaro, per le vigne più prestigiose). L’ostacolo maggiore è rappresentato dalla struttura fondiaria dei vigneti, la maggior parte a gestione familiare. A Montalcino e sulle sue colline la polverizzazione è ricchezza: i produttori sono 240 (183 imbottigliatori) il 22% lavora terreni inferiori ad un ettaro; il 29% tra 1 e 3 ettari; il 15% tra 3 e 5 ettari; il 15% tra 5 e 15 ettari, il 9% tra 15 e 100 ettari; solo l’1% possiede vigneti estesi per oltre 100 ettari. In tutto gli ettari in cui si stende la giurisdizione dell’albo del Brunello sono 1900 mentre quelli vitati raggiungono quota 3200 in tutto il territorio di Montalcino. Terreni “protetti” e il buon andamento delle vndite nel corso degli anni - nel 2004 il business si è attestato su 143 milioni di euro - garantiscono una rivalutazione del loro valore del 2-3%. Secondo il professor Fabio Taiti, presidente del Censis Servizi Spa e uno dei più autorevoli studiosi del fenomeno del turismo del vino: “questo posizionamento di stabilità e d’eccellenza individua ormai Montalcino e le sue tre caratteristiche vino-territorio-antropizzazione come un unicum: forte identità, definita unicità, dimensione circoscritta e rigida, assenza (o quasi) di possibili concorrenti, alto (ma non infinito) livello di apprezzamento del differenziale di valore sul mercato”. E almeno stando al “Wine Enthusiast”, una delle più famose e prestigiose riviste Usa del settore, il Brunello di Montalcino è il vino dell’anno, tanto che ci sono ben sette etichette di Brunello nella Top 100 del periodico americano. “E’ un risultato che premia non solo la qualità del nostro vino - commenta Sandro Chia, proprietario del Castello di Romitorio, una delle aziende citate dalla pubblicazione - ma anche l’immagine che ha saputo costruirsi. Ormai non esiste più vino senza il suo territorio e Montalcino dimostra di esprimere questa realtà con sempre maggiore sicurezza”.

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