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La Stampa

Una doc per proteggere la Sicilia. E i vini del 2004 ottengono un rating a quattro stelle ... Competitività fa rima con qualità, ma anche con investimenti, marketing e comunicazione. I risultati sono un trend di vendita marcatamente positivo, in controtendenza con quello nazionale, e un giudizio a «quattro stelle» per i vini 2004, giudizio eccellente per un’annata condizionata da un clima piovoso e basse temperature.
Questo il quadro lusinghiero che esce da «Sicilia en Primeur» la manifestazione internazionale che ha per protagonista la migliore vitinicultura dell’isola.

La rassegna (inaugurata venerdì, si conclude oggi) è stata organizzata da Assovini Sicilia che raccoglie circa 60 produttori di alto livello ed ha lo scopo di far conoscere meglio la regione, i suoi tesori naturali ed arte, accostandoli a quelli in bottiglia. «La nostra è una lobby, nel senso più positivo del termine - spiega Lucio Tasca D’Almerita, presidente dell’organizzazione dei produttori - quest’anno abbiamo qui 77 giornalisti di tutto il mondo, a rappresentare sia i grandi media d’informazione, sia le più celebri riviste specializzate. Un ritorno di immagine fortissimo per questa terra».

Il successo di Assovini Sicilia è stato riuscire a costituire una squadra vincente di cui fanno parte gli assessorati all’Agricoltura, Turismo, Beni culturali e l’Ufficio Ice della regione. La Sicilia vanta ricchezze paesaggistiche fenomenali e il 25% dei beni culturali del mondo intero, oltre ai suoi grandi vini - ricorda Tasca D’Almerita - un patrimonio da promuovere e da difendere a tutto campo. Sì, perché per quanto riguarda l’immagine del vino qualche problema viene dall’imbottigliamento in altre regioni di prodotti attribuiti a questa terra ma che si sospetta possano essere di altra origine. Da qui la proposta di costituire una «Doc Sicilia» che garantisca dalle imitazioni.

«le imitazioni sono un problema comune a tutti prodotti di successo - spiega Giacomo Rallo - per combatterle bisogna fare una forte politica di marchio. In questo senso la Doc è uno strumento valido, ma deve essere agile, non ingessata dai soliti eccessi di burocrazia. Insomma dovrebbe essere un marchio doc ma costruito su un modello vicino a quello dell’Igt, l’indicazione geografica territoriale».

Oggi la Sicilia con i suoi 130 mila ettari di vigneti estremamente diversificati per terreni e condizioni climatiche è vicende, sia come prodotto sia come immagine, tanto che un’indagine del sito Internet WineNews la pone al secondo posto in Italia (dopo la Toscana e Piemonte ex aequo) tra le aree vinicole con maggiore appeal sul pubblico.

«Abbiamo costituito Assovini Sicilia - sottolinea Diego Planeta - perché ci fosse un attore forte a dare un indirizzo all’evoluzione del sistema vino dell’isola. E abbiamo voluto garantire l’indipendenza dell’associazione investendoci i nostri soldi, senza chiedere niente a nessuno».

Insomma, come dice il professor Attilio Scienza «dopo quella iniziata una ventina di anni fa stiamo per assistere ad una nuova rinascita dell’enologia siciliana. Dopo i vini nuovi ottenuti da varietà internazionali è il momento di aprire completamente lo scrigno dei prodotti locali che il mondo non conosce ancora».

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