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La Stampa

Intervista - “Sul vino alleati con Francia e Spagna”. Mastroberardino: serve un percorso europeo comune … “Alle modifiche agli stili di vita che avevano già inciso sulle vendite di vino, liquori e distillati, pur spingendo i consumatori a riorientare le proprie scelte verso prodotti di maggior qualità e valore, è seguita una forte contrazione legata al quadro economico, di crisi prima, ed oggi di recessione. La selezione nel carrello della spesa ed i minori consumi fuori casa soprattutto nel canale della ristorazione si sono fatti fortemente sentire. Migliori segnali giungono dalle esportazione, soprattutto grazie ai primi mesi del 2005, pur continuando a scontare il peso di un euro forte”. Così il presidente di Federvini, Pietro Mastroberardino, delinea lo “stato dell’arte” del settore alla vigilia dell’assemblea dell’organizzazione, che si terrà mercoledì alla presenza del “numero uno” di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, e del leader di Federalimentare, Luigi Rossi di Motelera.

Presidente, quali sono i punti più problematici, in questo contesto?

“Le nostre preoccupazioni non sono legate esclusivamente al panorama che ho descritto: probabilmente alcuni fenomeni sono stati ampliati nel settore vitivinicolo dall’essere l’Italia, insieme alla Francia, leader in questo settore, con un forte ed importante caratterizzazione di immagine, elementi sui quali la concorrenza ha potuto meglio regolare la propria azione visto anche grazie uno scenario tecniconormativo più flessibile, all’interno del quale ha costruito la propria strategia”.

Quindi parte dei problemi deriva dai soliti “lacci e laccioli”?

“La crisi evidenzia ancor più le carenze e le esigenze di evoluzione normativa che i settori chiedono da tempo e sui quali avevano riposto molte attese. Le nostre imprese non hanno potuto mettere in campo una maggiore dinamicità delle nostre imprese, sé si è potuta contrastare la agilità nelle scelte e nell’accesso alle opportunità di mercato che i nostri più diretti concorrenti dimostrano di avere”.

Si può recuperare questo “gap” in tempi utili?

“Spero di sì. La fase di presentazione e discussione delle prossime scelte economiche del governo sarà quella di miglior confronto per scelte importanti di conforto e supporto all’impegno delle imprese”.

E a livello di riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato?

“La riforma, alla luce di questo quadro evolutivo, assume particolare significato. Tutti i precedenti interventi sono stati caratterizzati da una impostazione totalmente orientata al vigneto. Oggi si impone una revisione dando altrettanta attenzione al mercato ed al vino, perché in questo settore della filiera si è avuto il maggior confronto con i nostri concorrenti. E vorrei anche parlare della Cina, che nessuno connota come Paese produttore di vino, ma ha già un vigneto di 450.000 ettari, pari al 60% del nostro”.

In che modo l’Europa può affrontare questi nuovi scenari?

“Spagna, Francia ed Italia hanno la responsabilità di studiare e trovare insieme idonee soluzioni e percorsi. Se così non fosse le crisi dei singoli comparti nazionali saranno ancora più forti e metteranno in difficoltà quel binomio territorio-marche aziendali che fino ad oggi sono state la nostra bandiera. Con gli stessi due elementi invece si dovranno valorizzare territori di congrue potenzialità di mercato, se necessario interrompendo - capisco che siano scelte non facili, ma d’altra parte ineludibili - la proliferazione di riconoscimenti di difficile appeal anche sul mercato interno”.

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