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La Stampa

Un “naso elettronico” per il vino di qualità ... Ha aperto i battenti soltanto ieri ma chi ne consoce le potenzialità non esita a scommettere sul suo successo. Benvenuti a “Enosis Meraviglia”, la nuova sede del centro di servizi e ricerca in Enologia e Viticoltura incastonato tra le colline del Monferrato. Il nome non rende giustizia a quella che è innanzitutto una scommessa, nata dall’intuizione di Donato Lanati - enologo di fama internazionale - e destinata a qualificarsi come un’esperienza inedita a livello italiano ed europeo.

Obiettivo: offrire servizi di consulenza nella ricerca, nell’informazione, nella formazione professionale e nel controllo della qualità alle 200 mila aziende vitivinicole italiane, garantite da un metodo rigoroso e scientifico che si avvale di materiali all’avanguardia. L’appuntamento con il più accreditato presidio del vino, anzi dei vini tricolori, è tra Fubine e Cuccaro Monferrato, in provincia di Alessandria, all’ombra delle solide mura della cascina secentesca già appartenuta ai conti Cacherano di Bricherasio. Cinque ettari, 2.500 metri quadrati dei quali coperti, dove si trovano spazio cantine sperimentali e “virtuali”, sale di degustazione, laboratori, archivi, centrali tecniche, uffici … Da non perdere la vigna, sperimentale pure quella, dedicata allo studio in campo di 37 varietà autoctone italiane oltre ad alcune estere. Una vera “Meraviglia”, dal nome originario della cascina ristrutturata ma non snaturata, alla quale ieri hanno reso omaggio alcuni dei migliori esponenti dell’aristocrazia dei vini: nomi come Ceretto, Conterno, Mascarello, Felluga, Riccadonna, Schiopetto, per citarne qualcuno. Presenti , tra gli altri, il presidente della Provincia di Cuneo Raffaele Costa; il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona; Bruno Giau, preside della Facoltà di Agraria; Maria Lodovica Gullino, direttrice di “Agrinnova”, il Centro di competenza per l’innovazione in campo agro-ambientale dell’Università torinese. Madrina d’eccezione l’attrice Carol Bouquet, produttrice del “Sangue d’Oro” nella sua tenuta di Pantelleria. A testimoniare l’interesse per “Enosis” la presenza al taglio del nastro di Jacques Polge, il “naso” di Chanel. Trecento invitati e tanti nomi di rango che però rischiano di sviare l’attenzione sulla vocazione di “Enosis”, oggi forte di un portafoglio-clienti di 50 aziende e premiata con un fatturato annuo di due milioni e mezzo di euro. Qui non si produce vino, ma lo si studia grazie ad una serie di apparecchiature sofisticate - dal “naso elettronico” al “robot fermentatore” - che rappresentano una sfida continua alla comprensione dei profani. L’impegno di Lanati - affiancato da ventuno fra i migliori esponenti dell’enologia italiana - interessa i cardini della filiera del vino di razza: ricerca pura e applicata, analisi di qualità e consulenza per la caratterizzazione dei vitigni e per il controllo del rischio alimentare.

La sfida è ambiziosa: perfezionare costantemente la qualità dei vini e crearne di nuovi. La premessa è che lo studio del dna dei vitigni è anche la chiave per fare cultura del vino: non a caso la pregevole struttura annegata tra i verde e l’ocra del Monferrato sarà sede dell’ultimo anno della Laurea specialistica in Enologia come sede distaccata della Facoltà di Agraria. Lanati, che su questa scommessa ha investito qualcosa come otto milioni di euro, lo dice chiaro e tondo: “Nell’ottica del nostro lavoro il vigneto non è visto come una semplice area di produzione ma come un tassello fondamentale inserito nel mosaico dell’ecosistema”. Non a caso la sua parola d’ordine è “fare sistema” con un territorio che per reggere alle sfide della globalizzazione deve ripartire dai suoi punti di forza. “Per la produzione del vino fanno sinergia territorio, storia, tradizioni, cultura della società contadina, impegno, creatività, scienza, ma soprattutto gli uomini. Quando riusciamo a fare entrare nella bottiglia almeno una parte di tutto ciò, sentiamo di avere dato al vino non solo personalità e originalità, ma anche un’anima”. Anche per questo tra le mura della cascina, sintesi tra passato e futuro, Lanati ha voluto conservare tutto quello che ricorda la storia: dalle volte a vista alla vecchia cantina in tufo con gli infernotti dedicati all’invecchiamento originale delle bottiglie più pregiate. La competitività dei vini italiani è scritta nel loro passato.

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