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La Stampa

La crisi del vino? «E’ come il sesso
Più se ne parla,meno si consuma»...
Certamente non è sotto il segno
dell’opulenza il quinto «Salone
del Vino» che a sera chiuderà i
battenti nei padiglioni di Lingotto-
Fiere, ma altrettanto certamente
è nel segno della speranza. A
rappresentarla, questa speranza,
sono persone come Anna Torchio,
giovane mamma di quattro figli,
che ha aperto la sua «Morona»,
un’azienda vinicola specializzata
in Barbera, proprio al culmine
della crisi di consumi da cui ora si
comincia ad uscire. Ieri si aggirava
tra gli stand «per imparare -
confessava timidamente - tante
cose che ancora non so». Ma
paura no, quella no: «Il vigneto
non ha mai tradito - diceva convinta
- nemmeno in tempi peggiori.
Perché tutto dovrebbe andar
male proprio adesso?».
E i rilievi di mercato sembrano
dare ragione a chi pensa positivo:
segnali favorevoli vengono dall’export
con significativi incrementi
di quote in Usa, Giappone e
Cina, ma ciò che più conta è il
mercato domestico, che sta cambiando.
Secondo l’osservatorio
economico del Salone emergono i
giovani e le donne come nuovi
consumatori, emerge il centro Italia
come zona dove si vende più
vino ed un rafforzarsi della tendenza
delle famiglie ad acquistarlo
(anche se, purtroppo, vien fuori
la solita Italia «a due velocità»,
con il Nord-Ovest che spende più
di 38 euro al mese e il Sud meno di
23). Comunque tutti gli operatori,
sia della grande distribuzione sia
di quella tradizionale, sostengono
che il 2005 si chiuderà con un
incremento di consumi, in progressivo
consolidamento nel 2006.
Insomma, la crisi pare ormai
alle spalle, anche se è necessario
agire sui prezzi per mantenere il
trend positivo e investire sui «vini
di casa», ovvero quelli prodotti da
quei vitigni autoctoni, che raccolgono
sempre più le preferenze dei
consumatori italiani e non solo.
Fattore prezzo decisivo anche all’ingrosso
dove ci sono state flessioni
con punte negative, per i vini
meno richiesti, sino al 50% sull’anno
scorso. Una situazione che,
secondo il direttore generale di
Assoenologi, Giuseppe Martelli,
sarà riequilibrata dall’ultima vendemmia:
«In Italia la produzione
sarà attorno ai 47,5 milioni di
ettolitri di vino, con un calo
dell'11% rispetto alla scorsa campagna.
Una situazione comune
agli altri Paesi europei, con Francia
e germania a -10%, mentre
Spagna, Portogallo, Grecia ed Austria
supereranno il 20% di contrazione
».
Fiducia sì, ma attenzione, perché
gli esami non finiscono mai: è
sempre l’osservatorio del Salone
ad avvertire che tra un paio
d'anni i mercati internazionali
saranno invasi dal vino cinese,
che punta sul basso costo e sul
tetrabrik per conquistare il mondo.
Ma c'è un rovescio favorevole
della medaglia: la Cina è un
mercato interessante per i nostri
produttori, tanto che le esportazioni
sono cresciute del 69% nel
primo semestre 2005, perché il
vino italiano vanta una forte
tradizione, ben conosciuta tra i
cinesi ad alto livello di reddito.
Il Salone del Vino torinese è
anche momento di pagelle. Infatti
Gambero Rosso e Slow Food hanno
scelto - fatto senza precedenti -
di presentare qui la loro guida e
insignire dei «Tre Bicchieri» i migliori
vini d’Italia. Un momento di
grande prestigio per il Piemonte,
che quest’anno ha battuto l’eterna
rivale Toscana 56 a 42 ed ha visto
il suo Barolo in testa alla classifica
dei più premiati con ben 37 etichette
degne dei «Tre Bicchieri».
La cantina dell'anno, invece, è
umbra: la «Arnaldo Caprai-Val di
Maggio», da cui è partito il successo
del Sagrantino di Montefalco:
«Un riconoscimento prestigioso
che celebra e onora il lavoroo fatto
fino ad oggi - commenta Marco
Caprai, alla guida dell'azienda -.
E’ la prova che quando, alla fine
degli anni Ottanta, abbiamo scommesso
su questo antico vitigno
della nostra terra, avevamo ragione
». Una bella medaglia sulla bandiera
degli autoctoni.
Allora perché c’è una sorta di
«crisi esistenziale» nel settore?
Una risposta maliziosa la dà lo
psicologo Alessandro Meluzzi: «Il
vino italiano è come il sesso, più
se ne parla, meno si consuma».
Ma, fuor di metafora, il consiglio
dello psicologo è che il vino deve
tornare ad essere più accessibile
in immagine e più abbordabile
come prezzo, senza naturalmente
perdere la sua eleganza. Insomma,
elucubrazioni mentali e bottiglie
stappate sono inversamente
proporzionali (arretrato del 30 ottobre 2005).

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