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La Stampa

Quaglia: Dal mercato globale l'assedio dei prezzi stracciati... Da Rocchetta Tanaro, provincia di
Asti, Giacomo Bologna guidò la
riscossa del Barbera, imponendolo
come vino generoso e genuino, sì,
ma anche degno di figurare fra le
produzioni d’eccellenza della regione.
I trionfi, però, ora sembrano
lontani. Mino Quaglia, direttore
della Cantina sociale «Il post del
vin», fatica a motivare l’ottimismo
di fondo, che pure coltiva. È crisi,
non c’è dubbio, a tutti i livelli.
Quali sono le spie d’allarme?
«La nostra cantina vende molto ai
privati e in questo settore nell’ultimo
decennio c’era stato un incremento
costante del 5/10% annuo.
Ora registriamo un calo del 5%. E
parliamo solo di vendite al minuto.
All’ingrosso, a maggio, per il Barbera
c’erano giacenze del 20%. Ora
dovrebbero essere smaltite, ma
solo perché chi produce deve fare
posto in cantina per la nuova
vendemmia e quindi ha ribassato il
prezzo, anche della metà».
Segnali di ripresa in vista?
«La vendemmia 2005 è stata buona
come qualità emodesta come quantità,
quindi dovrebbe andare bene.
E i prezzi risaliranno, spero, anche
se non credo torneranno ai livelli
di qualche anno fa. Al momento
non ci sono segni di ripresa, ma
sono fiducioso».
Che mercato si prospetta?
«La bottiglia di Barbera da 30-40
euro secondo me sparirà. Vinceranno
i prodotti che presentano il
miglior rapporto qualità-prezzo».
Quanto pesa la concorrenza,
soprattutto dall’estero?
«Ho l’impressione che dobbiamo
ancora sentirne l’impatto in pieno.
E temo che sarà pesante, in generale,
sul consumo del vino italiano.
Adesso stanno arrivando nei supermercati
bottiglie da un euro, o poco
più. Dal Sud America, come dall’Est,
è un vero assalto. Certo, chi è
abituato a bere Barbera difficilmente
cambia, quindi forse noi siamo
relativamente al riparo,maè preoccupante
».
Quali strategie adottare allora?
«Secondo me dobbiamo puntare
sulla qualità, perché sul prezzo
non possiamo competere, ne va
della nostra sopravvivenza. C’è da
dire che il contadino ha la testa
dura e ha continuato per tanto
tempo a lavorare in perdita quando
il vino non costava nulla. Sì, ce la
faremo anche stavolta» (arretrato del 30 ottobre 2005).

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