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La Stampa

Asti Spumante, il piano all’esame dei produttori ... Un piano milionario e pluriennale (fino al 2008) per quella che l’assessore regionale all’Agricoltura Mino Tarocco definisce una “scommessa corale” sul rilancio del “prodotto vinicolo principe del territorio”. Il progetto per tornare a imporre sui mercati internazionali l’Asti Spumante, approvato nel dicembre scorso dal Cipe, raccoglie contributi a tutto campo, dall’Unione europea allo Stato, fino alla Regione, e ostenta cifre vistose, che già fanno discutere: 16 milioni di euro a cui se ne aggiungono altri 14 milioni di investimenti a carico della filiera industriale e agricola ... Una macchina complessa che riunisce in un’unica strategia 40 aziende produttrici e, compendiando mesi e mesi di analisi, propone una strategia della comunicazione in grado, assicurano gli esperti della società milanese McKinsey che lo hanno messo a punto, di riposizionare l’Asti Spumante su cinque mercati-chiave: quello nazionale, innanzitutto, che lo ha maggiormente penalizzato, e poi quelli più ricchi e contesi: Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna e l’emergente Russia ... I dati del 2005, che intendono globalmente una crescita delle vendite del 5,2% con 36,8 milioni di bottiglie, segnalano anche un’incoraggiante inversione di tendenza in Germania e Stati Uniti, dove l’Asti Spumante recupera parte del terreno perduto, e il boom russo, dove le vendite in quattro anni sono cresciute del 135%, superando a settembre il milione di bottiglie. Unica nota dolente. Ma l’Italia, malgrado l’ottimo risultato del periodo natalizio, resta in crisi profonda. La fotografia del mercato, secondo Tarocco, conferma l’utilità del programma McKinsey: “Siamo fermamente convinti delle potenzialità dell’Asti e della sua unicità nel panorama mondiale e il nostro impegno per il suo successo è totale. In particolare il nuovo piano promozionale permetterà di avvicinare il prodotto ad una larga fascia di consumatori, giovani in particolare, che finora, l’hanno apprezzato solo marginalmente. (arretrato de La Stampa del 14 gennaio 2006)

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