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La Stampa

Showgirl e cantine, team che vince ... Cooperazione per Fedagri boom di fatturato ed occupazione, grazie a prezzi e nuova immagine ... Le dimensioni contano. E se nella ricerca di Mediobanca appena pubblicata nomi come Caviro e Cavit sono al primo ed al terzo posto, con la Giv alla piazza d’onore un motivo ci sarà. Quale? Quello che gli italiani hanno sempre più un occhio attento al rapporto prezzoqualità, una voce in cui i gruppi vitivinicoli della cooperazione vanno davvero forte. Ma a contare è anche l’immagine: una immagine nuova, che non faccia venire in mente solo lavoro e conti, ma anche bellezza e gioia. Lo ha ben capito Paolo Bruni, presidente di Fedagri, in passerella tra gli stand dei suoi associati al braccio di una sorridente Barbara Chiappini, che dice: «Il vino? E’ una delle cose più belle della vita». Parola di testimonial,ma anche parola di figlia della terra piacentina, che, assieme all’«Isola dei Famosi» e «Domenica in» ha nel cuore la casa in campagna e la cantina dei nonni.
Morale: oggi il settore vitivinicolo cooperativo vola con dati che certificano una crescita del 20% negli ultimi cinque anni nell’export, con una variazione percentuale pari al 5% tra il 2004 e il 2005. Conti fatti dall’Osservatorio Vino di Nomisma e diffusi da Fedagri-Confcooperative al Vinitaly. Sono risultati che appaiono considerevoli, ancor più se contestualizzati nel panorama globale e competitivo internazionale: il Regno Unito si afferma come il mercato più consolidato per i nostri vini, registrando un aumento dell’export del 57% in cinque anni (+5% rispetto al 2004), e a breve distanza si attesta il mercato canadese (+40% e +5% nell’ultimo anno); seguito dagli Usa che hanno superato la fatidica cifra del miliardo di dollari (+36% e 11,6% nel 2005). In questi ultimi cinque anni le cantine cooperative hanno fatto registrare un aumento di fatturato pari al 33%, con un incremento medio annuo del 5,8% e un fatturato pari a circa 2,5 miliardi di euro.
Parallelamente, la crescita dell’occupazione si è attestata intorno al 17,4%, interessando gli occupati fissi e non quelli stagionali. Queste le risultanze estrapolate da un’indagine effettuata su un campione di 130 cantine, rappresentativo del 30% dell’intero comparto vitivinicolo che conta 426 cooperative sul territorio nazionale, con 160.000 soci e 5800 addetti. «L’indagine - commenta Paolo Bruni - fa emergere un sistema produttivo molto dinamico e innovativo. Inoltre i risultati più importanti in termini di incremento di fatturato si sono registrati nelle classi di imprese con valore di produzione superiori a 5 milioni di euro. Le aziende con questa caratteristica hanno visto derivare il maggiore incremento del fatturato da un insieme di più fattori, che vanno dalla maggiore efficienza nella gestione degli impianti di trasformazione e imbottigliamento, sempre sfruttati a pieno regime e con economie di scala che permettono di ridurre in modo notevole i costi, ad un più alto potere contrattuale delle Cooperative vitivinicole di dimensione maggiore con la Grande Distribuzione Organizzata nazionale ed internazionale, all’ottimizzazione del rendimento dei maggiori investimenti.
Tutte caratteristiche che premiano il consumatore con prodotti d’eccellenza a prezzi contenuti». Un quadro complessivo che fa emergere la validità di un modello vincente, sperimentato e sentito anche dai piccoli viticoltori associati, che nel tempo hanno adeguato le proprie produzioni alle esigenze del consumo e le hanno rese disponibili per i mercati nazionali, comunitari ed extracomunitari. «La sfida per il futuro è chiaramente indicata - conclude Paolo Bruni, è necessaria, però, una maggiore aggregazione per crescere e per competere. Occorre acquisire una maggiore coscienza delle nostre eccellenze nel mondo del vino e fare sistema. Senza sottovalutare le minacce e gli ostacoli che il mercato globale riserva: dalla competizione serrata con i nuovi Paesi produttori, al pericoloso fenomeno dell’enopirateria». (arretrato de La Stampa dell'8 aprile 2006)

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