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La Stampa

Sorpasso a sorpresa. Vino in Usa il primato è australiano ... Sorpasso. Per la prima volta i consumatori americani danno la loro preferenza al vino australiano che con una crescita record delle esportazioni (13,7 per cento) superano in valore il «made in Italy» che pur registra un aumento del 7,9 per cento. Lo dicono i dati dell’Italian Food & Wine Institute relativi al gennaio 2006, in occasione della diffusione delle analisi Istat sul commercio estero con i Paesi extracomunitari.
L'Italia mantiene una quota di mercato rilevante, il 29,1 per cento ma dovrà cercare le contromisure necessarie per bloccare gli effetti di una strategia di esportazione aggressiva fondata su prezzi più contenuti che ha permesso all’Australia di vendere 13,3 milioni di ettolitri. Già in passato gli australiani avevano scalzato, per un breve periodo, la leadership italiana anche se solo in termini quantitativi. Secondo una valutazione della Coldiretti la via per la riconquista del primato perduto passa per l’esaltazione delle differenze e la presentazione negli scambi commerciali non solo vini, ma un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, del paesaggio e di testimonianze artistiche e naturali.
Va in questa direzione la piattaforma comune messa a punto da Italia, Francia, Spagna e Portogallo, in vista della riforma dell’organizzazione di mercato del vino in Europa. Un programma che punta sulla qualità chiedendo di «difendere e proteggere le indicazioni geografiche e l'identificazione dei vini» che arricchiscono le tavole degli europei. La riforma dell’Ocm del vino è uno dei grandi negoziati che impegnerà i governi nazionali per tutto il 2006 e, probabilmente, per una parte del 2007. Il documento della commissaria europea per l'agricoltura, Mariann Fischer Boel, sugli orientamenti e sui principi a cui ispirare la futura riforma è atteso per la metà di giugno. La comunicazione permetterà di lanciare il confronto ministeriale con l'obiettivo, secondo Fischer Boel, di creare un consenso il più ampio possibile tra i paesi produttori. La commissaria non prevede un taglio dei finanziamenti Ue al comparto. La filiera è del resto poco onerosa: utilizza il 3% del bilancio Ue mentre produce il 7% del valore aggiunto.
L'Europa è infatti il primo vigneto del mondo e a questo titolo - affermano i quattro grandi paesi produttori - deve beneficiare di un sostegno dell'Ue, in particolare «alla commercializzazione dei prodotti della vite». Due i principi che guidano la piattaforma comune: rendere la filiera più competitiva per adeguarsi al mercato mondiale; rafforzare le misure strutturali che possono rendere più dinamica la filiera. Soprattutto difendere le indicazioni geografiche e le denominazioni di origine controllate perché «sono un elemento di primaria importanza, ed è essenziale assicurarne meglio la protezione nell'ambito di negoziati multilaterali e di accordi commerciali bilaterali». (arretrato de La Stampa del 16 aprile 2006)

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