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La Stampa

Inchiesta - I vignaioli contrari alla corsa dei prezzi in cantina e nel turismo. I wine-people dice basta ai rincari senza qualità ... Nel mondo si beve sempre più italiano, ma, tranne rare eccezioni, i territori nazionali del vino non hanno ancora sfruttato fino in fondo le loro potenzialità di attrazione per gli enoturisti: le località da cui arrivano i nostri prodotti in bottiglia non sono ancora entrati stabilmente nell'immaginario comune.
Cosa fare e cosa non fare, dunque, per promuovere i luoghi del vino? «Innanzitutto far crescere un sistema ancora troppo giovane e immaturo», sentenziano gli esperti, che guardano al blasone centenario di alcune aree vitivinicole come ad un punto cordinale. Ma questa spiegazione non basta. E dal Piemonte, regione ai vertici del mercato internazionale grazie alle sue eccellenze, i produttori interpellati in un sondaggio dall'associazione «Go Wine» provano a dare consigli sulla strada dello sviluppo.
Anche perché, dice l'88% degli intervistati, la crescita del turismo del vino è fondamentale o perlomeno rilevante per l'economia dell'intero settore. Ecco allora che, tra le cose da fare, spicca l'attenzione sui temi della comunicazione: «Occorre una promozione più incisiva e coordinata su riviste e giornali - dicono i produttori -. Dobbiamo avere la capacità di informare sugli eventi di grande richiamo, sui prodotti, ma anche sul territorio e le sue offerte storiche ed artistiche, per stimolare la curiosità dei visitatori ».
Una volta convinti gli enoturisti a prenotare un viaggio tra le colline del vino, è fondamentale non farsi trovare impreparati: «La viabilità e i collegamenti devono funzionare; ci vogliono cura nella manutenzione delle città e dei paesi, precisione nelle segnaletiche e nei percorsi; cantine, musei, strutture e uffici turistici devono essere aperti e con orari flessibili». I turisti che amano andare per cantine, rileva l'inchiesta, sono esigenti e hanno modelli di riferimento di alto livello, non si accontentano certo dell'approssimazione o della scarsa professionalità. E non amano affatto chi cerca di fare il furbo sui prezzi in cantina, al ristorante, in albergo o agriturismo. Per questo molti produttori sottolineano l'esigenza di offrire il massimo della qualità a un costo equo. E se ben il 21% degli intervistati teme la corsa al rialzo, qualcuno propone addirittura di calmierare i prezzi delle strutture recettive e di sorvegliare i rincari delle bottiglie nei vari passaggi. Sul tema denaro, una cosa sembra essere chiara a tutti: è inutile continuare a sprecare soldi con iniziative estemporanee o troppo individualistiche.
Indicazioni dettate dal buon senso, ma che svelano quanto la strada da percorrere sia ancora lunga e complessa, nonostante i buoni risultati finora raggiunti. E due mesi dopo i Giochi invernali il Piemonte del vino scopre di avere anche una carta in più da giocare. E' il famoso traino olimpico, sul quale l'economia turistica ed enogastronomica regionale conta con sempre maggiore convinzione visti gli ottimi frutti lasciati sul campo.
"Finalmente, quando proponiamo all'estero pacchetti turistici in Piemonte, non abbiamo più interlocutori che sembrano cadere dalle nuvole" dicono gli operatori. Di «Cinque cerchi tra i vigneti» e di aspettative post-olimpiche per l'enoturismo piemontese si parlerà questa mattina ad Alba con una tavola rotonda in occasione di «Vinum », la manifestazione che si conclude domani tra degustazioni in piazza, giochi e rievocazioni con il «Festival del Vino». (arretrato del Stampa del 30 aprile 2006)

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