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La Stampa

L’Italia del vino non fa sconti a Bruxelles. Stati Generali: la riforma Ue non dovrà prescindere dalla difesa della qualità: due mozioni parlamentari contro i trucioli … Più che stupore che rancore: “Ma come fa un Ministro della Repubblica Italiana a dire cose del genere, ma non si rende conto che il nostro Paese è leader nel mondo fra i produttori di vino, che il settore da lavoro a 700.000 persone, che la nostra enologia genera un giro d’affari di 20 miliardi di euro? C’è proprio voglia di farsi male. Figuriamoci se nella stessa situazione un ministro francese avrebbe azzardato un paragone così”.

Commenti di corridoio raccolti a margine degli Stati generali del vino convocati dal ministro alla Politiche Agricole Paolo De Castro, un vertice in cui le parole del ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, a proposito della presunta nocività del vino, superiore a quella degli “spinelli” non potevano essere ignorate dal parterre.

A chiudere la polemica la filosofica ironia di Floriano Zambon, presidente dell’Associazione Città del Vino e sindaco di Conegliano, un delle capitali del Prosecco: “Non so quanto faccia male uno ‘spinello’, ma so che un bicchiere di vino a tavola non può far altro che rendere la vita migliore”. A dimostrare la voglia di fare quel “gioco di squadra” sollecitato da De Castro giovedì c’era il tutto esaurito alla storica Sala Cavour al ministero: oltre cinque ore di interventi serrati da parte di chi, nelle varie vesti, rappresenta la vitivinicoltura italiana.

Singolare quindi l’assenza della Coldiretti, che ha asserito: “L’iniziativa non presupponeva la partecipazione di organizzazioni di rappresentanza”. A parte ciò tutti hanno dato il proprio contributo per fare quadrato su una riforma europea del vino che dovrà essere occasione di rilancio per il settore.

“E’ stato un primo momento, molto positivo per arrivare alla trattativa in sede comunitaria più forti e con le priorità già fissate. E’ essenziale presentarsi al tavolo di Bruxelles come un Paese unito e con le idee chiare, ribadisce il ministro. Una line strategica e operativa che gli è valsa l’apprezzamento generale, dalle forze di maggioranza all’opposizione, dalle organizzazioni di settore alle associazioni, alle aziende.

“La competizione internazionale non consente tregue - ha ricordato Piero Mastroberardino, presidente Federvini - è fondamentale delineare una riforma profonda e una struttura in maniera da rivolgere gli sforzi principali, anche quelli di tipo finanziario, a sostegno della competizione sui mercati”. E il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni: “L’Unione europea deve imporre il proprio modello produttivo e non svilire o appiattire le produzioni di maggiore pregio secondo i canoni del Nuovo Mondo. La tutela passa anche attraverso una conferma del budget assegnato, che deve rimanere invariato anche a livello di ripartizione fra i singoli Stati Membri”.

Un discorso, quello sul Nuovo Mondo, che riporta all’allarme destato all’apertura di Bruxelles all’uso dei trucioli per simulare l’effetto-barrique, metodo battezzato da Ermete Realacci, primo firmatario di una mozione parlamentare contraria a questa pratica, “vino di Pinocchio”. Dal senato arriva intanto un segnale per Bruxelles dalla presa di posizione, promossa da Loredana De Petris, contro l’invecchiamento artificioso dei vini.

Il colosso della cooperazione, Fedagri, valuta troppo radicale la revisione del mercato vitivinicolo proposta dalla Ue: “Siamo consapevoli - ha detto il presidente, Paolo Bruni - che debbano essere poste in atto tutte le misure necessarie e non più derogabili per ricondurre il sistema-vino comunitario nei normali binari degli equilibri auspicati dalla Commissione Europea, questo deve avvenire attraverso l’adozione di una forma di accompagnamento”.

Insomma, niente tagli drastici e improvvisi degli interventi di sostegno al settore. Un punto di vista condiviso dal leader di Legacoop, Sergio Nasi: “Quelle elaborate dalla Commissione Europea sono misure inadeguate a conseguire gli obiettivi enunciati e pericolose per la stabilità del sistema”. Favorevole all’estirpazione di 400 mila ettari di vigneti in 5 anni, all’azzeramento delle distillazioni e all’abolizione di contributi per l’arricchimento è invece Assoenologi, che però ritiene fondamentale la costituzione di uno schedario vitivinicolo. “E’ assurdo - ha sottolineato il direttore Martelli - non conoscere la consistenza totale e ripartita del vigneto-Italia. Siamo convinti che eliminando alcuni contributi si ridurrebbero automaticamente aspetti di inutile burocrazia e fonte di illeciti”. Obiettivi primari a tutto campo quelli indicati dalla Cia, che vanno dal miglioramento dei redditi dei produttori, a quello delle risorse, senza dimenticare l’innovazione, semplificazione, promozione, qualità, trasparenza dell’agricoltura.

L’elenco delle “doléances” è stato presentato, a settembre partirà la concertazione e poi si sarà pronti per il match di Bruxelles.

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