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La Stampa

Vino, caccia alle micotossine ... Fondazione e Crt e Università alleate per migliorare la qualità... Con oltre 28 mila aziende vitivinicole, che producono circa 3 milioni di ettolitri e garantiscono un export pari al 33% dell’intero export agroalimentare regionale, il Piemonte è ai vertici del sistema vino italiano. Ma l’aspetto di maggior rilievo e più significativo - come osserva Renato Viale, presidente dell’Unioncamere del Piemonte - è quello qualitativo, che fa del Piemonte una tra le regioni leader dell’enologia internazionale. Mantenere e incrementare questa qualità è l’obiettivo principale per una competizione vincente sul mercato globale”. In questo quadro i produttori e l’industria enologica piemontese devono garantire, per la loro sopravvivenza e per mantenere o incrementare gli attuali livelli occupazionali, l’assenza di parassiti, muffe o altri elementi esterni che possono intaccare la qualità del prodotto finito. E’ il caso della ocratossina (Ota), una potente nefrotossina con potenziali effetti cancerogeni, teratogeni, immunotossici e neurotossici. “Inoltre - spiega Lodovica Gullino, docente di Fitopatologia all’Università di Torino - malgrado la mancanza di prove certe, l’Ota potrebbe essere uno degli agenti che causano nell’uomo la nefropatia endemica dei Balcani e i tumori del tratto urinario. E’ quindi chiaro come sia necessario tenere sotto stretto controllo il livello di questo contaminante negli alimenti”. Il problema è talmente importante che enti pubblici e privati si stanno muovendo per contrastarlo. E la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino si è impegnata a sostenere la realizzazione di un progetto di ricerca sulle micotossine nelle uve e nei vini piemontesi: “Abbiamo deciso - spiega infatti il presidente, Andrea Comba - il finanziamento di una ricerca che verrà realizzata da Agroinnova (Centro di Competenza per l’innovazione in campo agroambientale dell’Università di Torino) per valutare e prevenire la contaminazione da ocratossina nei prodotti vitivinicoli”. I principali obiettivi del progetto, illustrati dal professor Angelo Garibaldi presidente di Agroinnova, sono la valutazione del livello di contaminazione di ocratossina nei vini, la ricerca di funghi in grado di produrre micotossine nei vigneti delle province piemontesi, la messa a punto di metodi molecolari per identificare i ceppi ocratossigeni e la valutazione dell’influenza di pratiche colturali, tra cui l’irrigazione e il trattamento con agrofarmaci, nei confronti del fungo Aspergillus, considerato il principale produttore della pericolosa tossina. “Agroinnova - aggiunge il vicepresidente della Fondazione Crt, Giovanni Quaglia - ha una lunga esperienza in questo campo ed ha già iniziato a lavorare su ricerche volte a valutare, prevenire e gestire il rischio da micotossine nei prodotti agroalimentari, tra cui il progetto europeo Mycomon sui sistemi di monitoraggio per la contaminazione da micotossine”.
(arretrato de La Stampa del 17 settembre 2006) 

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