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La Stampa

Conterno: "Nell'89 la vendemmia della mia vita"... Il 1989 è già passato alla storia per la caduta del Muro di Berlino. Ma per Aldo Conterno, vignaiolo di Monforte d’Alba quella data corrisponde ad una scritta con il gesso sulla nicchia della sua cantina. Contiene solo un paio di bottiglie e qualche magnum di un Barolo eccezionale e non più in vendita, Talmente straordinario che i degustatori della “Guida dei vini d’Italia” lo hanno indicato come il miglior vino da loro assaggiato in questi ultimi vent’anni, Un riconoscimento alla memoria, il Barolo Gran Bussia Riserva ‘89, già premiato a suo tempo con i “tre bicchieri”, entra così nella storia dell’enologia. I suoi fratelli di annate successive sono in cantina e sul mercato. Il Duemila lo si trova attorno ai cento euro a bottiglia. Il 2001 sta ancora maturando qualche mese. Non aspettatevi il 2002 e il 2003 (annate non eccezionali e quindi declassate) e il 2004 che beccò la grandine. La prossima sarà il 2005 che però uscirà solo nel 2011, dopo sei anni dalla vendemmia. Inutile avere fretta. Toccherà al patriarca Aldo, classe 1931, ricevere oggi questo specialissimo premio alla festa dei “Tre bicchieri” che caratterizza la giornata del salone del Gusto.
“Non è solo merito mio, la maggior parte del lavoro lo hanno fatto la vigna e il tempo. Ogni anno accade così. Quell’1989 però me lo ricordo bene. Per alcuni la miglior vendemmia del secolo fu poi quella del Novanta, ma io ho sempre avuto la sensazione che quel vino mi parlasse, come un figlio”. Aldo Conterno di figli ne ha tre: Franco, Stefano e Giacomo, tutti impegnati in azienda. Sono venticinque ettari coltivati a vite con il cru Gran Bussia attorno alla grande cascina bianca che qualcuno scambia per un convento salendo verso Monforte. Conterno è un cognome storico del Barolo, ma la vita di Aldo poteva avere anche una svolta diversa. Incredibilmente diversa. Subito dopo la guerra il giovane andò in America, dove uno zio che faceva affari con le macellerie decise di acquistare una fattoria in California e coltivare le viti.
“Le voleva mettere in collina, come avevamo noi a Monforte”. Il ragazzo aveva già fatto “un po’ di militare in Italia, ma non aveva terminato il periodo di ferma”. Lo raggiunse una lettera del distretto militare che gli dava la possibilità in base agli accordi con gli Usa di concludere la leva nell’esercito americano. Finì che tra Giappone e Hawaii fece il soldato anche in Corea, durante la guerra. La morte improvvisa dello zio mandò a monte il progetto vigna e Aldo tornò in Italia. Le Langhe riconquistarono un vignaiolo e L’Us army perse un caporale. E’ andata bene così.

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