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La Stampa

La Ue cancella a tavolino la trasparenza dei prodotti ... Sostiene Slowfood... Addio alle armi, dunque? Abbiamo scherzato? Tutto quello che si è detto, scritto, proposto sull’origine dei prodotti agroalimentari italiani, sulla necessità di comunicare al consumatore con chiarezza il loro luogo di provenienza è vanificato da un tratto di penna. Il Consiglio dei Ministri, infatti, ha varato un disegno di legge che abroga l’articolo i della legge 204 (articolo che, è bene ricordarlo, nasce da una proposta Coldiretti sostenuta da un milione di firme) che consentiva l’indicazione dell’ origine. Avremo bottiglie di vino fatto da uve che possono provenire da chissà dove, olio senza una sola oliva italiana, pasta fatta in altri paesi e graziosamente spacciata per nazionale per non incorrere in una pratica di infrazione ai danni dell’Italia da parte della Ue.
L’Unione europea, infatti ritiene che l’indicazione dell’origine su un cibo falsi le regole della libera circolazione dei prodotti, alteri la concorrenza. E il nostro governo non ha potuto far altro che accettare. Restano - per ora - le indicazioni per carne bovina, ortofrutta, uova, miele, etc., perché sottoposti a diverse normative, ma è certo che questa cancellazione va a colpire alcuni prodotti simbolo del nostro comparto agroalimentare, con ripercussioni economiche enormi. Non solo: riconoscere la legittimità delle obiezioni mosse dalla Ue apre la strada a successivi interventi a danno delle nostre tipicità, mette in discussione tutto il lavoro fatto in questi ultimi anni dal ministero stesso, dagli enti locali, dalle associazioni di categoria e da Slow Food.
Si riapre il contenzioso insomma tra due impostazioni culturali: una, che possiamo definire nordica, anglosassone, che chiede agli alimenti sicurezza e conformità, affidando solo alla marca la riconoscibilità e la garanzia del prodotto; l’altra, diciamo mediterranea, che invece cerca nella tracciabilità e nell’origine la qualificazione del prodotto stesso, ritenendo che il legame tra tradizione, territorio e trasformazione sia un elemento imprescindibile di tipicità e di qualità. Ora è vero che il ministero è posto di fronte a un ultimatum: ma noi vorremmo che non accettasse questa logica, che opponesse energicamente alle indicazioni della Commissione europea le ragioni della nostra logica. A costo di raccogliere firme, di allertare gli europarlamentari sul tema, di far sentire anche a Bruxelles fisicamente la durezza della nostra opposizione.

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