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La Stampa

Una firma per salvare la legge del gusto ... Continuiamo così... facciamoci del male. Non può non venire in mente la celebre battuta di Nanni Moretti pensando al ricorso presentato da Federalimentari all’Unione Europea contro la legge 204, che obbliga a indicare nell’etichetta l’origine dei prodotti alimentari italiani. Legge, come abbiamo già scritto su queste colonne, approvata dal Parlamento italiano nell’agosto 2004 in seguito a una iniziativa popolare di Coldiretti. Una buona legge, che difende la qualità dei prodotti, il lavoro dei produttori e il diritto dei consumatori alla trasparenza e all’informazione.
Ma Federalimentari ha trovato un difetto: la legge potrebbe nuocere, in termini di concorrenza, agli industriali alimentari degli altri paesi d’Europa. Ma come? Gli industriali alimentari italiani si preoccupano di tutelare i concorrenti di altri paesi prima che di difendere il made in Italy? Non comprendendo la logica di questa mossa e temendo che, in attesa di spiegazioni, venga presa sul serio con l’abrogazione di alcuni articoli fondamentali, Coldiretti e Slow Food hanno lanciato una campagna di raccolta firme a difesa della legge 204.
L’iniziativa si rivolge al Parlamento italiano, affinché non abbassi la guardia e lavori per l’applicazione piena di questa legge che in parte attende ancora di essere tradotta in norme specifiche. I cittadini sono chiamati a sostenere con le loro firme i propri diritti e quelli degli agricoltori che hanno fatto del made in Italy un simbolo grazie alla qualità dei loro prodotti. 4lcuni segnali positivi sono già arrivati: l’ex ministro Gianni Alemanno, insieme al capogruppo dell’ Ulivo alla Camera Dario Franceschini, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione, il 28 marzo a Roma, hanno concordato sul fatto che ci siano le premesse per un’ azione bipartisan. Molti parlamentari in questi giorni hanno dato il loro appoggio all’iniziativa; occorre ora una riflessione più articolata sulle politiche alimentari e sul sistema cibo in generale, riflessione urgente non solo per lo specifico del sistema Italia, ma anche in relazione alle istanze delle agricolture di altri paesi e in particolare delle economie più deboli. Firmare l’appello (www.slowfood.it o www.coldiretti.it) servirà anche a questo.

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