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La Stampa

Cibus prende Roma per la gola ... Il 2007 anno di svolta, il made in Italy lancia la nuova sfida dell’export... “A Roma si consumano 500.000 quintali di pasta all’anno e per questo la Capitale rappresenta un mercato interno unico, anche perchè ospitando migliaia di turisti stranieri è una delle prime esportatrici del made in Italy nel mondo”, la spiegazione è del presidente della Fiera di Parma, Franco Boni, pronto a chiarire come questa prima edizione capitolina di “Cibus” non è in concorrenza con l’originale di Parma, bensì una scelta per “centralizzare” geograficamente ad anni alterni la manifestazione. Così, fino a tutto domani 750 aziende ripartite su 25.000 metri quadri presentano i loro prodotti e incontrano buyers internazionali nella cornice della capitale.
Un evento che non ha avuto come confini quelli della Fiera, ma è approdato al centro di Roma. Come nello spazio Etoile di piazza San Lorenzo in Lucina, dove è stata allestita una mostra sul gusto nell’arte di Walt Disney, dedicata ai bambini. O alla Casa del cinema di Villa Borghese, dove il tema è il cibo nei film. Oppure ancora alla Galleria Colonna, sede di un appassionante viaggio nella cultura del vino. Una nuova vetrina del miglior cibo italiano, ma anche, come da 22 anni avviene con l’edizione di Parma, il momento per fare il punto sull’industria alimentare che l’anno scorso è uscita dalla crisi e con il 2007 punta a nuovi traguardi sui mercati esteri.
“Segnali di ripresa importanti - nella lettura del presidente di Confindustria, Luca Montezemolo - ma in un contesto con molte imprese ancora troppo piccole e di una filiera che va rafforzata”. Ancora una volta la necessità è quella di fare sistema e il numero uno di Federalimentare, Giandomenico Auricchio, concorda: “Sono convinto che servano patti forti e strategici di filiera, intese per superare gli orizzonti e i problemi fin qui riscontrati dagli accordi interprofessionali. Senza strategie condivise non sarà possibile rilanciare pro-duttività e competitività. Un obiettivo che l’industria alimentare, così come i diversi protagonisti della filiera, non possono raggiungere da soli”.
A raccogliere per primo l’invito il presidente della Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi: “Il rafforzamento della filiera è una priorità fondamentale. Si tratta di trovare i necessari punti d’incontro per rendere concreto il confronto fra i vari protagonisti, alzando contemporaneamente il livello di difesa contro le falsificazioni e l’uso improprio di marchi e denominazioni”. Fatto fondamentale, visto che l’incremento dell’export innescato dalla ripresa del mercati internazionali (16,7 miliardi di euro nel 2006, con un +10% sull’anno prima) si è collegato anche ad una crescita parallela del 3% del valore dei prodotti esportati, ed è stato proprio l’aumento delle vendite all’estero che ha consentito di mantenere un tasso espansivo in presenza dell’erosione dei consumi interni. Quanto alla produzione il fatturato dell’industria alimentare nel 2006 ha toccato i 110 miliardi, con un aumento del 2,8%.
“Il 2007 si annuncia come un anno di svolta - ha sottolineato Auricchio - si tratta di cogliere un’occasione preziosa attuando scelte strategiche che non possono essere più rimandate”. Tra queste un concreto contributo alla Piattaforma nazionale su dieta, attività fisica e salute istituita con un piano del governo. ““Ovviamente - ha concluso il presidente di Federalimentare - confidiamo nella rapida definizione delle norme attuative delle misure contenute nella finanziaria per evitare di deludere le aspettative degli operatori”.

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