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La Stampa

Con i fondi d’investimento sempre più Borsa in cantina ... Indagine Federvini: le aziende italiane cercano alleati nel mondo della finanza. Mastroberardino: “Molte imprese sono troppo piccole per la sfida globale”... In un momento decisamente felice per il settore vitivinicolo italiano pensare ancor più in positivo significa non nascondersi che, per svilupparsi ulteriormente, il comparto deve superare il limite costituito da aziende ancora troppo piccole e frammentate. E’ questo il messaggio che il presidente di Federvini, Piero Mastroberardino, ha lanciato all’assemblea generale dell’associazione tenutasi a Roma.
La soluzione al problema della frammentazione aziendale va vista, spiega Mastroberardino, in una nuova ottica con il ricorso ai future, ovvero l’acquisto del vino prima che questo sia realmente pronto per il mercato e che sarà ritirato al momento opportuno. “Oggi - ha proseguito - le aziende scelgono strumenti finanziari , come ad esempio le partnership con fondi di private equity, per arrivare, in prospettiva, al collocamento in Borsa”. Stanno tentando questa strada, tra gli altri, la Masi di Verona e la Ruffino in Toscana.
“L’andamento del settore vitivinicolo italiano è d’altronde nettamente positivo - sottolinea il rapporto all’assemblea-. Nel 2006 il circuito economico indotto dal settore è stato di 45 miliardi, con una performance record dell’export, che ha superato i 3,2 miliardi, il 7,4% in più rispetto all’anno precedente.
Tra i Paesi di destinazione, prima viene la Germania con oltre 6 milioni di ettolitri esportati (+12,2%), seguita dagli Stati Uniti che superano abbondantemente i 2 milioni di ettolitri (+5,1%) e dal Regno Unito, seppure con un lieve decremento nei confronti della cifra del 2005, ma comunque con un aumento del 2% in valore”.
“Questi dati - ha ribadito Piero Mastroberardino - confermano anche quest’anno le grandi tendenze economiche di fondo: un mercato interno maturo, selettivo oltreché non privo di qualche incoraggiante segnale di ripresa e un export in progressione, ma soprattutto una crescente, consolidata e riconosciuta qualità delle produzioni che ci rende, nonostante le ombre, orgogliosi ed ottimisti rispetto alle sfide dell’ economia globale”.
Poiché nel 2006 le aziende del settore, che conta 200 mila produttori e 243 mila addetti, hanno sborsato tasse e contributi per 7,3 miliardi di euro. “Chiediamo - ha sottolineato il presidente di Federvini - che nella prossima Finanziaria non siano aumentate le accise e che i tenga conto del fatto che le aziende hanno bisogno di una razionale gestione, in una prospettiva di lungo termine”. Il governo quindi, secondo la richiesta dell’organizzazione dei produttori nazionali di vini e liquori, dovrebbe incentivare soprattutto le aziende di tipo agroindustriale, riconoscendo che i risultati migliori li ottengono proprio le realtà che uniscono, alla vocazione agricola, quella industriale.

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