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La Stampa

Il piacere dei sensi nell’autunno di Langa ... Vino, tartufi e cultura: sulle colline è la festa dell’abbondanza... Quando il Grinzane Cavour la portò alla vendemmia nella cascina Moncolombetto di Diano d’Alba, Joanne Harris, autrice del best seller “Chocolat” pubblicato qualche anno fa da Garzanti, scrisse una sorta di racconto-reportage sul suo viaggio nelle Langhe. E, senza sapere che forse stava riprendendo un tema di Cesare Pavese, sottolineò il fatto che quella terra aveva “un aspetto sensuale come non avviene altrove”, e che era davvero, come le diceva il suo giovane autista siciliano, “una terra femmina”, con quella “colline femmine”, “morbide e ondulate, leggermente oscurate dalla foschia lattiginosa”. Niente di nuovo, per carità. Nelle Langhe e nel Roero lo sanno bene, e da sempre, che questa è l’ora dei doni, e che ottobre è il mese generoso. I doni, però, si ricevono e si contraccambiano: così Alba, con le colline che paiono mammelle - come diceva Pavese -, non si ferma più. La vendemmia sta per finire - quest’anno piuttosto anticipata - i mosti sono nelle cantine, i tartufi gonfiano sottoterra in attesa del fiuto dei cani.
Tartufi e madrine
Come in un rito antico, un po’ pagano, s’apre la stagione dell’abbondanza, la festa comincia. E che festa: da ieri non passa giorno senza che accada qualcosa. E’ iniziata la Fiera del tartufo, che ogni fine settimana, fino all’11 novembre, trasforma il disadorno cortile della Maddalena, nel centro medioevale, in un forziere a cielo aperto, e porta in città più d’un milione di persone. Oggi quelli del Grinzane tornano a Diano d’Alba per la loro vendemmia di scrittori, “madrine” Catherine Spaak e Lucia Bosè, mentre a La Morra, tempio del barolo, si celebra l’asta dedicata al re dei vini, in collegamento con Hong Kong e Singapore. Si andrà da minimi di base sui 50 euro a massimi, facilmente raddoppiabili, di 650, per la gioia di collezionisti e ristoratori, ma anche per tastare il polso del mercato, che quest’anno pare assai favorevole al barolo, dopo un periodo di minor fortuna. E se il vino va bene, tutto il resto segue. Il vino è il termometro, il calendario di una cultura che pure in campo economico è molto differenziata, ma per i suoi fasti guarda i giorni della vendemmia.
Attori e tennisti
“Vino e Nutella, magari - aggiunge Bruno Ceretto, uno dei produttori più internazionali, oltre che nume tutelare cittadino - però è vero che il vino è al centro di tutto, non solo dal punto di vista economico”. Lui ha cominciato 50 anni fa, a girare il mondo. “E quando dovevo parlare di Alba a New York, mi toccava cercare qualche perifrasi: per esempio che è tra Venezia e Montecarlo”. Oggi i suoi interlocutori accorrono a frotte, sanno dov’è con millimetrica precisione. Grazie al vino, ai suoi ritmi, ai suoi umori. “La vendemmia è festa, è buonumore. In azienda non ho mai visto una faccia lunga, in questo periodo”. La vendemmia è quando il contadino sorride.
“Una volta tra le vigne si sentiva cantare. Ora magari non succede più, ma l’effetto è lo stesso”. il Dio delle coincidenze ha del resto una mira infallibile, si sa: e se ha deciso che i tartufi dovessero nascere nello stesso periodo in cui si sente odor di mosti, sapeva quel che si faceva. In suo onore, Langhe e Roero sfogano tutta l’allegria di generazioni di nonni contadini: il 7ottobre si corre a Alba il “Palio degli asini”, il 21 si gioca a tennis nel nuovo palazzetto dello sport, con l’incontro “stellare”, ancorché amichevole, fra Rafael Nadal e Fernando Gonzales; al vincitore dovrebbe andare un chi- lodi tartufi, ingaggi a parte.
In una data ancora da stabilirsi, poi, dovrebbe arrivare Woody Allen, e anche per il regista americano c’è di mezzo una coincidenza: nel suo ultimo libro di racconti, “Pura anarchia” (Bompiani) ha messo in scena anche un tartufo bianco battuto da Sotheby’s, che un detective privato incaricato da una “femme fatale” insegue all’asta.
Se, come pare certo, si addentrerà fra le Langhe, non dovrà faticare: gli verrà infatti consegnato solennemente il “tartufo d’oro”, che andrà anche a Sergio Marchionne, l’amministratore delegato autore dello spettacolare rilancio della Fiat.
L’anno scorso era stato premiato Marcello Lippi, resuscitatore dell’Italia calcistica: perché i “langhetti” girano il mondo, hanno lo sguardo lungo, tendono anche loro a non sbagliare mira, e amano il successo. Hanno trasformato il profumatissimo fungo ipogeo in una mitologia internazionale con una sorta di marketing spontaneo, cominciato all’inizio del secolo scorso. Hanno creato il mito di un profumo, ma non vivono di solo mito. O almeno, non solo di questo.
Quando si celebrerà l’apoteosi di re tartufo, l’li novembre a Grinzane Cavour con l’asta internazionale, avrà già chiuso i battenti “Albalibri” (che va dal 6 al 10 dello stesso mese), la manifestazione culturale giunta alla seconda edizione, che quest’anno ricorda Hina, la giovane pakistana uccisa a Brescia perché voleva sposare un italiano, e Fabrizio De André.
Si faranno i conti, allora, dei visitatori alle due grandi mostre che accompagnano questo autunno di dolcezze e piaceri: alla Fondazione Ferrero quella dedicata alla collezione di Roberto Longhi, al Palazzo dei congressi “MyWay”, la personale antologica di Ugo Nespolo. Anche in questo caso le due esposizioni hanno un senso preciso: perché qui nacque (nel 1890) Roberto Longhi, il grande critico d’arte. E qui l’albese Pinot Gallizio organizzò nel 1956 il “Primo congresso mondiale degli artisti liberi”, cui partecipano Ettore Sottsass, Enrico Baj, Constant, e in genere esponenti dell’avanguardia di tutto il mondo. A lui pensava l’altro giorno, mentre andava all’inaugurazione, proprio Ugo Nespolo. Sgarbi, nel catalogo, lo definisce “ambientatore delle nostre vite” e “rallegratore dell’universo”. Proprio come questo interminabile, struggente autunno fra le colline.

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