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La Stampa

Il principe d’Oriente che vuole sconfiggere l’oppio con la vite ... Cera una volta un principe thailandese che viaggiava nel regno del Barolo per scoprire la possibilità di sostituire le coltivazioni di oppio presenti nel suo Paese con le più innocenti viti. Cera, o meglio c’è stato. Ma non pensate a un cavaliere esotico d’altri tempi. Bhisatej Rajani, della famiglia reale di Thailandia, ha 85 anni e dopo aver trascorso una vita accumulando incarichi di governo e lauree ad honorem sui temi dell’agricoltura e dell’ambiente, da oltre trent’anni si occupa - prima da direttore e poi come presidente - della Royal Project Foundation. Una fondazione impegnata nella ricerca e sviluppo in campo agricolo che ha tra gli obiettivi principali proprio il rimpiazzo dei campi di oppio ancora presenti soprattutto nel Nord con altre forme di agricoltura, garantendo la crescita e lo sviluppo dei contadini.
Macchina fotografica a tracolla e passo sicuro, il principe Rajani è giunto ad Alba lunedì con la moglie Datchari e una delegazione guidata dal ministro delle Risorse Naturali e dell’Ambiente, Petipong Pungbun, ospite per due giorni delle storiche cantine Pio Cesare, nel cuore della città.
“Siamo appena arrivati dalla Colombia, dove abbiamo visitato alcune piantagioni di caffè nate, grazie a un progetto simile al nostro, nei luoghi in cui un tempo si coltivava coca - ha detto, perfettamente a suo agio tra le botti grandi e piccole conservate negli antichi sotterranei del centro storico -. Prima di tornare a casa, abbiamo accolto l’invito di Pio Boffa, che ho incontrato per la prima volta in Thailandia quest’estate durante una degustazione, a conoscere anche la vostra preziosa viticoltura. Sarebbe bello scoprire la possibilità di sostituire le piante d’oppio con le viti. Anche da noi si produce un po’ di vino, ma il clima è troppo caldo e umido per consentire una produzione di qualità come la vostra”.
Il gruppo si è poi spostato sulla collina dell’Istituto Enologico albese, per visitare l’Ampelion dove hanno sede l’Università di Agraria e il Consorzio di tutela del Barolo. E dopo un incontro in Municipio con il sindaco di Alba, la visita della delegazione è proseguita a Barbaresco, nelle cantine di Angelo Gaja. Se un tempo sulle Langhe si incontravano solo svizzeri e tedeschi, oggi invece queste colline suscitano l’interesse di tutto il mondo, anche dei Paesi Orientali. E il principe si è pure dimostrato un ottimo conoscitore dei vini italiani. “Amo molto le vostre etichette, in particolare i rossi più pregiati”, ha detto svelando il sempre maggiore interesse della Thailandia verso la cultura del vino.
“Nel nostro Paese - ha spiegato il ministro Petipong Pungbun - il buon bere si sta sviluppando con grande velocità non solo per soddisfare i turisti, ma anche tra la popolazione. Sono soprattutto di moda i vini italiani e francesi e ormai non c’è quasi più hotel o ristorante sprovvisto di carta con buone etichette”.
Un mercato ancora piccolo nei numeri, ma con buone possibilità di crescita, così come avviene un pò in tutto l’Oriente. E chissà che anche il sogno di estirpare le coltivazioni di oppio per fare posto a qualche vigneto locale non offra una chance in più.

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