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La Stampa

Sulle etichette non c’è l’obbligo di dichiararlo ... La trasparenza battuta dalle lobby... Qualcuno dice che è un buon compromesso? Sarà, ma per noi non è così. A parlare è Giuseppe Martelli, presidente dell’Unione mondiale degli enologi e direttore generale dell’associazione italiana di categoria. Martelli esprime diplomaticamente la rabbia e la delusione dei nostri produttori di vino, un sistema che genera un giro d’affari da 8 miliardi di euro l’anno. L’annuncio che il Parlamento europeo ha approvato la possibilità per alcuni Paesi, in primis Germania e Francia settentrionale, di aggiungere zucchero nel vino per alzare la gradazione è stato accolto come una sconfitta della genuinità e del buonsenso. “La logica - dice Martelli - è che per queste correzioni si usino prodotti derivati dall’uva, come i mosti concentrati, e non zucchero di barbabietola, assolutamente estraneo al ciclo della vite. Noi, in Italia, facciamo così e la riforma di mercato del settore era orientata a generalizzare questa scelta, ma, proprio in vista del traguardo, è saltato tutto”. Perchè? La risposta ufficiale la dà il conteggio dei voti, ma il tam-tam delle voci che arrivano di corridoi del Palazzo di Strasburgo e rimbalzano di cantina in cantina parla del “traclimento” della Francia, prima schierata con Italia, Spagna e Portogallo e poi passata al fronte opposto. Un voltafaccia favorito dalle pressioni delle lobby dello zucchero su Parigi, che con Berlino costituisce, dopo il dimezzamento del settore in Italia, l’asse portante della produzione saccarifera europea.
Senza contare l’aspetto economico: “Il prezzo del mosto concentrato - spiega il presidente mondiale degli enologi - è oltre il doppio di quello dello zucchero. Evidente quindi il vantaggio dei produttori che usano quest’ultimo in termini di costi e competitività”. Tanto che i Paesi dell’Est, new entry nell’Unione europea, sono entrati compatti, con l’Ungheria a Capofila, configurare un “vulnus” alle regole della concorrenza, ma, a chi lo ipotizza, Bruxelles risponde che i fondi per gli aiuti ai mosti saranno aumentati. “La bilancia - ribatte Martelli - non sarà comunque in pareggio. Senza contare che sfuma l’opportunità di smaltire, trasformandoli in mosti concentrati, gli oltre 15 milioni di ettolitri divino in esubero stoccati nei vari Paesi d’Europa”. Insomma una grossa occasione perduta. Ed è proprio così che la vede Andrea Sartori, presidente dell’Unione italiana vini, l’organizzazione che rappresenta il 60% del business nazionale del settore. “La riforma proposta dalla Commissaria all’agricoltura europea, Mariann Fischer Boel, era davvero coraggiosa e innovativa - chiarisce Satrori - poi è stata progressivamente snaturata dalle pressioni politiche e delle lobby che vogliono mantenere lo status quo. Il risultato non è certo una vittoria della trasparenza produttiva, anche perchè non è passata nemmeno la proposta di indicare in etichetta il tipo di metodo usato per intervenire sulla gradazione”.
Il ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, assicura che lunedì, al consiglio dei 27 ministri dell’agricoltura europei l’Italia, assieme a Spagna e Portogallo, farà di tutto “per non fare rientrare dalla finestra una pratica il cui divieto era già un fatto compiuto”. Intanto il giudizio dei consumatori sulla decisione del Parlamento europeo arriva da un sondaggio lampo della rivista on-line Winenews: “Lo zucchero usatelo per farci la marmellata, non il vino”.

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