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La Stampa

Blitz Ue, resta lo zucchero nel vino ... Gli abolizionisti, guidati dall’Italia che non lo usa, sconfitti dal voltafaccia francese... Lo zucchero nel vino resta. Contro il parere della Commissione Ue, e superando la determinata opposizione del fronte formato dai paesi mediterranei, il Parlamento europeo ha approvato ieri il progetto di riforma del mercato vitivinicolo (Ocm), reintroducendo nel testo una lista delle pratiche enologiche ammesse nell’Unione, zuccheraggio compreso (456 i voti favorevoli, 214 contro, 7 astensioni). Per compensare i produttori del Mezzogiorno continentale che utilizzano il più costoso mosto come arricchimento, gli eurodeputati - anche qui sfidando il parere di Bruxelles - hanno deciso di mantenere gli aiuti a sostegno di questa tradizionale pratica.
E’ stato una battaglia dura, un conflitto fra due culture da sempre diverse. Il compromesso finale - pilotato dal relatore Giuseppe Castiglione (Forza Italia) e dei relatori ombra, la socialista Batzeli e il liberal-democratico il tedesco di origine greca Chatzimarkakis - ha consentito di arrivare a una soluzione che, pur scontentando paesi come Italia e Spagna, permette all’Ocm di andare all’appuntamento con la decisione finale dei ministri dell’Agricoltura attesa per la prossima settimana. Il parere dell’Europarlamento non è vincolante, ma per il Consiglio sarà dura ribaltarlo. “E’ un buon compresso - ha commentato a caldo Castiglione -. Ciò non toglie che se il ministro De Castro sarà capace di modificare questo orientamento saremo tutti contenti”.
Questione economica, più che di qualità. Attualmente 20 Stati membri su 27, soprattutto nell’Europa del Nord, ricorrono allo zucchero di barbabietola per correggere la gradazione del loro vino e sopperire alle condizioni climatiche meno favorevoli. Al Sud, laddove necessario, si adopera
il mosto concentrato, che ha un prezzo di mercato oltre due volte superiore. Per questo il Parlamento suggerisce di continuare con i finanziamenti di sostegno - un totale di 131 milioni - che, tuttavia, gli addetti ai lavori giudicano insufficienti a correggere il divario competitivo. I parlamentari italiani hanno fatto sino a un certo punto fronte comune nell’opporsi allo zuccheraggio. Alla fine, considerando la battaglia persa, si sono rassegnati a chiedere che sull’etichetta dei vini zuccherati fosse indicato chiaramente il metodo utilizzato per intervenire sulla gradazione. Qui però, c’è stato un bel pasticcio italico. Di fronte a due emendamenti sostanziosamente uguali, uno di centrodestra e uno di centrosinistra, si è avuto un voto bipartisan sul primo, mentre sul secondo lo schieramento di centro destra ha votato contro. Entrambe le modifiche sono state bocciate.

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