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La Stampa

Il crimine miete 15 miliardi l’anno ... Il bottino di furti, racket e usura vale un terzo della produzione “verde”. Far West nelle campagne: un’azienda su tre nel mirino dei banditi... Parafrasando il titolo di un celebre film di Francesco Rosi si potrebbe dire: “Le mani sulla campagna”.
Le mani sono quelle della criminalità, che, secondo i risultati di un’indagine della Confederazione italiana agricoltori, esercita un business di oltre 15 miliardi di euro in furti, rapine, usura, racket, “pizzo”, abigeato, “caporalato”, discariche abusive e truffe.
Un ventaglio di attività criminose di cui un agricoltore su tre subisce le conseguenze. “Ormai il giro d’affari della malavita che opera nel settore è pari ad un terzo dei 45 miliardi di euro che costituiscono il valore della produzione lorda vendibile agricola - avverte il presidente della Cia, Giuseppe Politi -. Un preoccupante fenomeno che non si riscontra più solo nel Mezzogiorno, ma si sta allargando alle regioni del Centro-Italia e del Settentrione”.
E, riguardo alla frequenza, sono ormai stati superati i cento reati al giorno: molti produttori agricoli sono nel mirino della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta o della sacra corona unita, ma anche semplicemente di una malavita violenta e spregiudicata che li bersaglia con pressioni, minacce e ogni forma di sopruso. Tutto ciò si riscontra in diversi dossier, fra i quali quelli della Fondazione Cesar (che dopo il rapporto del 2003, predisposto per conto della Cia, ne sta elaborando uno più aggiornato), della Direzione nazionale antimafia e della Confesercenti “Sos imprese”. Al primo posto fra i reati troviamo i furti di attrezzature e di mezzi agricoli. Seguono il racket e l’abigeato. Poi i furti di raccolti, con vere e proprie razzie organizzate scientificamente.
Non meno grave è il fenomeno odioso del “caporalato”, con lo sfruttamento di extracomunitari irregolari. In crescita le minacce per ottenere i raccolti a prezzi stracciati, pena la loro distruzione, e le discariche abusive. La criminalità impone persino i prezzi dei prodotti agricoli, attua estorsioni rubando trattori e chiedendone il riscatto, un fenomeno in crescita nel Centro- Nord. Qui ad agire sono bande di rumeni o albanesi che si dedicano anche alle rapine degli agricoltori in zone isolate. Forte la presenza di criminalità straniera in Campania (soprattutto nigeriani, marocchini e albanesi) che controlla la manodopera in nero, specie per la raccolta del pomodoro.
Inoltre la malavita spesso controlla il mercato fondiario, compie furti di grano, devasta i campi coltivati, attua commerci illegali e condiziona l’acquisto dei prodotti. La criminalità in campagna è locale, anche se può servirsi di extracomunitari clandestini, per lavori di semplice manovalanza. Ma non si è in presenza di piccoli banditi rurali, bensì di persone collegate a forti organizzazioni malavitose che sanno trasformare in ricchi business il risultato delle azioni criminose. Infatti, una parte consistente del ricavato mette in moto una serie di mercati illeciti:in alcune regioni si sta espandendo il furto della strumentazione agricola, che vie ne “esportata” verso i Balcani in cambio di partite di droga.
In altre zone, i mezzi agricoli vengono trasformati in pezzi di ricambio per altri mercati. Così come il bestiame rubato che viene gestito da organizzazioni malavitose attrezzate per lo smercio. La gravità della pesante presenza della criminalità nelle campagne è ben presente nell’autorità giudiziaria e di polizia. Sta di fatto che, a suo tempo, è stato istituito, nell’ ambito della Direzione nazionale antimafia, uno specifico servizio per combattere l’allarmante fenomeno. “Gli agricoltori - conclude il presidente della Cia - sono oggetto di azioni criminali che, molte volte la cronaca trascura o, peggio, ignora, senza tener conto dell’incidenza che hanno sulla produttività delle aziende e e sullo stesso sistema di vita dei produttori”.

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