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La Stampa

Una cordata a cinque si beve Fontanafredda ... Le Fondazioni Ms e Crt, Serano1i, Miro1io e Farinetti... Trattative avanzate per rilevare il marchio della “Bela Rosin”... Una cordata a cinque scala le colline delle Langhe ed è pronta a conquistare i nobili vigneti di Fontanafredda, uno dei marchi più antichi e blasonati del Barolo. Ottanta ettari di vigne ai piedi del castello di Serralunga d’Alba e nelle terre del Moscato, 6,7 milioni di bottiglie prodotte tra vini e spumanti, un fatturato chiuso nel 2007 a 34 milioni di euro, il 2% in più rispetto al 2006, anno della sponsorizzazione delle Olimpiadi di Torino. Ma soprattutto, una storia che affonda le radici nella metà dell’Ottocento, con la sua residenza di caccia, il borgo, le vaste cantine e le sperimentazioni imprenditoriali di Emanuele Guerrieri conte di Mirafiori, figlio morganatico del re Vittorio Emanuele II e di Rosa Vercellana, la famosa “Bela Rosin”. E’ questa la carta d’identità di Fontanafredda. Ma per l’azienda che da oltre settant’anni è proprietà del Monte dei Paschi di Siena (l’acquistò nel 1932 per ottocentomila lire ed è attualmente guidata dall’amministratore delegato Roberto Vivarelli attraverso la controllata Tenimenti Mps) si prospetta un futuro tutto nuovo.
Da oltre un anno, infatti, la banca senese ha espresso la volontà di vendere il suo gioiello di Langa e oggi, dopo una serie di incontri in gran segreto, sembra tutto pronto per dare il via a un’operazione da cento milioni di euro con una cordata che coinvolgerebbe in parti uguali cinque soggetti: la Fondazione Monte dei Paschi, l’imprenditore albese Oscar Farinetti (il fondatore di Eataly che recentemente ha già messo in dispensa un’altra etichetta storica di Langa, la Borgogno di Barolo), la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, la famiglia Seragnoli di Bologna (proprietaria dell’amaro Montenegro e azionista di Mps) e la famiglia Miroglio di Alba, fondatrice del colosso tessile e di abbigliamento con marchi diffusi in tutto il mondo come Caractère, Motivi, Elena Mirò e tanti altri. Una gruppo che intende scalare i vigneti del Barolo con l’obiettivo di incrementare ancora l’investimento sul territorio e la presenza sui mercati mondiali (il 60% della produzione è destinato all’estero), ma anche di ridare lustro alla tenuta ottocentesca con il suo ristorante e il centro congressi, magari trasformandolo in un vero e proprio “Chateau”.
Ad interessarsi all’azienda vinicola, inizialmente, era stata la Fondazione Mps insieme con la Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo. Quest’ultima, però, ha recentemente deciso di non aderire al progetto e così l’ente senese ha fatto sponda con gli altri investitori. La cordata creerà una “newco” per rilevare la tenuta e la Fondazione Mps avrà la quota di maggioranza. In un secondo momento, non è escluso che venga realizzato anche un fondo di private equity ad hoc, specializzato nel settore agro-alimentare. Di questo fondo si parla da tempo e c’è già anche un nome: “Demetra”.

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