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La Stampa

Vino sofisticato. Ecco i nomi delle aziende coinvolte ... Il ministro: è una truffa, ma non c’è
nessun rischio per la salute... Sono 14 ditte dal Piemonte alla Puglia... I nomi. Una settimana fa nel mare del vino italiano è stata scoperta una “vena” inquinata da 70 milioni di litri e ora compaiono i nomi delle cantine che si sono rivolte per acquisti o ordini ai due stabilimenti che risulterebbero essere le centrali della sofisticazione: la Vmc e la Enoagri, di Massafra in provincia di Taranto.
Mercoledì il ministero delle Politiche agricole aveva annunciato nuovi sequestri, eseguiti su mandato della Procura di Taranto, in 14 ditte sparse nelle province di Foggia, Bologna, Brescia, Cuneo, Perugia, Modena, Alessandria, Verona, Lecce, Brindisi e Ravenna. “Il prodotto vinoso - spiegava un comunicato del ministero - è stato trovato allo stato sfuso stoccato, imbottigliato o già distribuito. Il sequestro con le successive analisi tenderà a chiarire, in parallelo con quelle già in corso, l’esatta composizione del prodotto vinoso verosimilmente commercializzato. Intanto - concludeva la nota delle Politiche agricole - si precisa che, come già detto nei giorni scorsi, allo stato attuale non sono risultati nei prodotti oggetto di indagine elementi dannosi alla salute”. A nemmeno 24 ore di distanza sul sito Internet de “L’Espresso” compariva l’elenco di quelle che sarebbero le aziende in cui sono stati effettuati i sequestri: Vinicola Marseglia, di Ortanova (Foggia); Cantina Sgarzi, di Castel San Pietro (Bologna); Cantine Soldo, di Chiari (Brescia); Cantine Borgo San Martino, di La Morra (Cuneo); Morettoni Spa, di Santa Maria degli Angeli (Perugia); Acetificio Pontiroli, di San Felice sul Panaro (Modena); Nuova Commerciale, di Ovada (Alessandria); Coppa Angelo & f. snc, di Dogliani (Cuneo); Vinicola Santa Croce, di Monteforte d’Alpone (Verona); Azienda Agricola Rizzello spa, di Cellino San Marco (Brindisi); Cantina Campi, di Sedi (Lecce); Cooperativa tre produttori, di Latiano (Brindisi); Casa Vinicola Poletti, di Imola (Bologna); Sarom Vini srl, di Castel Bolognese (Ravenna).
Sui nomi, che saranno pubblicati sul numero del settimanale in edicola oggi, alle Politiche Agricole si è limitano ad un reciso “no comment”, ricordando come ogni atto legato ad indagini in corso sia Coperto da segreto istruttorio. Ma il ministro Paolo De Castro parla di un’altra fuga di notizie, negativa per le indagini e spiega: “Nessuno vuoi nascondere niente. Bisogna però responsabilmente rendersi conto che i titolari delle aziende oggetto dell’indagine in questa fase in cui si sta “tracciando” il percorso fatto dal prodotto sofisticato possono aver comprato il vino in buona fede. Prima di fare nomi bisogna accertare le responsabilità”. E sul fatto della nocività del vino adulterato De Castro ricorda testualmente quanto dichiarato dal Procuratore capo di Taranto, Aldo Petrucci: “Quello che per noi è ipotesi di lavoro per qualcuno è un fatto accertato e fatti accertati ancora non ce n’è. Le prime analisi indicano poca uva, molta acqua, saccarosio. Delle sostanze acide trovate nelle aziende di Massafra non risulta traccia nel prodotto analizzato”.

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