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La Stampa

Vino, quando la banca scende in cantina ... Joint venture per affrontare i mercati internazionali... Accordo fra Banco Popolare e Assoenologi… Il successo del vino, prima voce attiva delle nostre vendite all’estero, pari al 20% delle nostre esportazioni agroalimentari (con un totale di 3,3 miliardi di euro sui 13 della produzione nazionale complessiva) sta creando un vivo interesse nel mondo finanziario, che vede il comparto come uno dei più promettenti del futuro in agricoltura. Alcuni istituti bancari stanno infatti valutando l’opportunità di entrare in questo settore con formule innovative e progetti integrativi che possono dare vantaggi economici reciproci. Questo non solo nei confronti del mondo cooperativo, ma anche con medie e piccole imprese di sicuro successo.
Tra questi progetti uno dei più avanzati lo ha messo a punto il Banco Popolare, che con il suo “Laboratorio delle imprese” sta preparando il suo ingresso nel settore vitivinicolo attraverso joint venture in grado di portare liquidità e tecniche di marketing tali da garantire una massa critica e una competitività vincente sui mercati internazionali.
Il progetto viene presentato al 63° Congresso nazionale di Assoenologi che si inaugura oggi a Venezia ed è tanto ambizioso da staccarsi delle comuni prerogative del settore vitivinicolo normalmente legate a formule tradizionali, difficilmente protese verso innovazioni di questo genere.
Andremo sempre più verso maggiori concentrazioni, fusioni, aggregazioni, incorporazioni? “Certamente sì - risponde il direttore Generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli - visto che i mercati si conquistano con dimensioni di prodotto e disponibilità finanziarie che oggi solo gli istituti bancari possono garantire”. Un percorso già avviato con successo in Francia e Spagna, ma che trova anche antagonisti tra chi ha paura dell’ingresso nel settore di realtà estranee internazionali. “Gruppi che comunque - sottolinea Martelli - non faranno mai ombra alle “locomotive” consolidate della vitivinicoltura italiana nel mondo”.
L’ipotesi di operazione per una banca che voglia integrarsi in partnership con una cantina sociale di un certo peso può essere di diversi milioni di euro. “Del resto entrare in aziende assolutamente sane - spiega ancora il direttore di assoenologi - è un passo di sicuro successo, così come è sicuro l’investimento, senza alcun rischio, anche perchè dietro ad ogni cantina sociale efficiente ci sono migliaia di produttori con ingenti proprietà in immobili aziendali e vigneti”.
Una formula di crescita che può sicuramente contribuire con successo allo sviluppo del settore vitivinicolo italiano, che oggi ha più che mai bisogno di accorpamenti visto che la superficie media aziendale è di 2 ettari, contro i 7 della Francia (che diventano 25 nel Midi) e degli oltre 300 di Australia e Cile.

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