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La Stampa

Enoturisti, l’Italia raddoppia ... A Saint-Vincent il convegno internazionale delle Città del vino. Contro la concorrenza i vigneti di montagna giocano la carta dell’Unesco... Tutto si può copiare ma è difficile imitare un vigneto che si arrampica su forti pendenze collinari o di montagna. Francois Stevenin, presidente dell’Associazione nazionale della viticoltura di montagna, la definisce “viticoltura eroica”. E forse ha ragione visto che è uno degli ultimi baluardi a presidio non solo del territorio ma dell’enoturismo, uno dei pochi settori del mondo del vino dove il marketing aggressivo dei produttori extraeuropei è costretto ad inseguire l’Europa. L’Italia, in particolare. Nei prossimi anni la filiera tricolore punta a raddoppiare il numero dei visitatori e arrivare a dieci milioni. Una cifra che gli esperti giudicano credibile: “Ad oggi si registrano circa 5 milioni di praticanti. Il mercato produce un volume di affari di circa 2,5 miliardi di euro, cifre che rappresentano il 20% della reale potenzialità che può esprimere il nostro paese”, spiega Valentino Valentini, presidente di Città del Vino, l’associazione che ha organizzato a Saint-Vincent il Congresso internazionale sul turismo enogastronomico-Forum Biteg 2008.
Un ruolo centrale nello sviluppo di questo settore lo giocano le 140 Strade del Vino e dei Sapori d’Italia che sfruttano una strategia di marketing che lega vino, prodotti tipici e territorio. Un successo confermato dai dati che mostrano come sugli oltre 3 miliardi di euro fatturati dalle 82 maggiori aziende vitivinicole nazionali, una quota del 7,5% è riconducibile alle vendite di vino fatte in cantina. Il nome della cantina, poi, contribuisce al 35% al successo di un vino insieme al rispetto delle tradizioni territoriali (30%).
L’Italia e l’Europa, però, devono fare i conti con la concorrenza di California, Canada, Argentina, Messico e Cile che hanno realizzato dei percorsi di successo ispirati al modello europeo. Francia e Italia “con le Routes des vins di Bordeaux e le Strade del Vino e dei Sapori d’Italia però continuano a dettare le regole per essere vincenti”, sottolinea Fabio Taiti, dell’Osservatorio sul turismo del vino. Regole che inseriscono in questa offerta la ricchezza di prodotti certificati. Secondo una ricerca di Antonino Percario in Italia ci sono 418 vini Docg, Doc e Igt; 118 prodotti Dop e Igp e oltre 3.500 prodotti tradizionali riconosciuti da un decreto ministeriale.
Ma un ruolo centrale per battere la concorrenza internazionale lo gioca anche quella “viticoltura eroica”, enfatizzata da Stevenin. Il presidente Cervim spiega: “Il vino prodotto in un contesto di unicità, irripetibilità, ottenuto attraverso particolari tecniche di lavorazione legate ai luoghi di produzione rappresenta un fattore di attrazione”.
Per consolidare questa posizione, però, è necessario percorrere altre strade. E così il Cervim ha giocato la carta dell’Unesco. Le quattro zone vitivinicole dichiarate patrimonio mondiale dell’Umanità sono in Italia (Le Cinque Terre), Austria, Portogallo e Svizzera. Altre quattro candidate al riconoscimento sono italiane (Valtellina), tedesche, francesi e spagnole. Tutte regioni aderenti al Cervim che con 200.000 aziende che occupano circa 500.000 lavoratori rappresenta il 4% dell’intera viticoltura dell’Ue. Conclude Stevenin: “Il nostro imperativo è di garantire continuità nella produzione, sia in termini di quantità che di qualità”.

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