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La Stampa

“Vino uguale a droga? Una logica da pusher” ... Zonin: paragoni assurdi, cosi si uccide il mercato... Il mercato del vino sta vivendo una fase di assestamento che va governata:
bisogna sostenere l’export a tutti i costi”. Nel suo quartier generale di Gambellara il Cavaliere del Lavoro Gianni Zonin ha accanto i figli Domenico, Francesco e Michele, tutti con lui nel più grande gruppo vitivinicolo privato italiano che porta il nome di famiglia, mentre fa il quadro del settore. “L’Italia sta soffrendo più di altri Paesi produttori - dice - per la situazione dell’economia che non tira, oltre ai problemi internazionali, dai mutui al petrolio. Speriamo che il nuovo governo riesca a far ripartire i consumi interni, in quelli del vino la grande distribuzione organizzata ha riscontrato un calo del 18%”.
Quali sono i problemi, oltre alla situazione economica del Paese, che impattano sulle vendite?
“C’è uno stillicidio di notizie negative che si accanisce sul settore: dagli scandali, all’equiparazione del vino ai superalcolici, se non alla droga. Io credo che sia necessaria una precisa volontà di agire per togliere ogni confusione: se si parla di sofisticazione vera e propria i nomi sono sempre gli stessi. Per eliminare questa gente basterebbe interdirla da ogni attività nel settore agroalimentare, non condannarla per poi rivederla nel giro dopo qualche mese. Nel caso del Brunello, invece, il fatto che si usino uve estranee alla Doc è su un piano assolutamente diverso, ma se si vuole un disciplinare rigido ad attestazione di una qualità superblasonata poi bisogna rispettano, altrimenti è come barare in un solitario a carte. Ma il massimo è quando sento equiparare il vino ai superalcolici o addirittura alla droga. A quel punto arrivo persino a pensare, non so quanto a torto, che dietro certi paragoni possano insinuarsi subdolamente gli interessi di chi in droga commercia. Dire che uno dei più antichi prodotti realizzati da millenni dall’uomo, nominato dalle sacre scritture e componente essenziale del rito della Santa messa sia paragonabile a prodotti realizzati per il business dello “sballo” del sabato sera mi sembra un modo per assolvere i pusher. Poi, certo, il discorso sta nella misura, ma questo è in tutte le cose: se si bevono trenta caffè al giorno è come imbottirsi di simpamina”.
Il nostro successo nell’export regge, o ci sono rischi?
“L’estero funziona ancora, ma c’è un dato da considerare: noi esportiamo 19 milioni di ettolitri di vino per un valore di 3,5 miliardi di euro, mentre la Francia esporta 14 milioni di ettolitri per un valore di 7 miliardi, quindi sono più bravi di noi a vendere. Dobbiamo riuscire a non rovinare prodotti di grande diffusione, come Pinot Grigio e Prosecco, e difendere le denominazioni. Se ce la faremo abbiamo spazi per toccare i 20 milioni di ettolitri”.
La forza dell’euro sul dollaro ci penalizza nei confronti dei concorrenti di zone con altra valuta. Come finirà se i valori dei cambi restano sulle basi attuali?
“Il dollaro è una grande nota dolente, chi esporta nell’area della valuta Usa soffre il fatto che le politiche monetarie tra Federal reserve e Bce non siano concordate. Questo accentua gli squilibri che derivano dalla globalizzazione, come il costo del lavoro e la produttività. Le scelte della Banca centrale europea non possono limitarsi a frenare l’inflazione, devono anche sostenere le nostre possibilità di vendere all’estero”.
Le nuove regole di mercato europee per il vino condizioneranno pesantemente la produzione italiana?
“Influirà soprattutto con l’entrata in vigore, il i agosto, della riforma sull’Ocm vino la disposizione che prevede l’estirpo di 175.000 ettari, dopo la vendemmia. Se questo passo sarà fatto in maniera corretta potrà anche rivelarsi una forma di riequilibrio favorevole al mercato”.
Su cosa si deve puntare per competere di più e meglio?
“Il problema maggiore della nostra vitivinicoltura è la piccola dimensione delle aziende, ultimamente stanno crescendo ma non basta ancora. L’altro sforzo comune da fare è migliorare la qualità e lavorare con il governo per una più efficace promozione del vino italiano nel mondo”.

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