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La Stampa

L’ubriaco non canta più: uccide ... Ma dove sono gli ubriachi di una volta? Rammento la figura solitaria, tra comica e patetica, che incontravi certe sere per strada. Malmesso, la barba lunga, poteva chiederti, farfugliando, un fiammifero per la cicca stretta tra le labbra. Oppure lo vedevi mentre si appoggiava a un muro per sfuggire al maligno dondolio della Terra, lo sentivi distillare un filo di allegria da rauchi brandelli di canzone. Qualcuno, come ispirato, parlava alle stelle, aspettando caparbiamente risposta. Persone inoffensive, tartassate dalla vita e ingannate dal vinaccio ingerito in una bettola. Emarginati cari ai poeti come se custodissero il segreto di una illusoria libertà: “L’ubriaco non canta, ma tiene una strada / dove l’unico ostacolo è l’aria. Fortuna / che di là non c’è il mare, perché l’ubriaco / camminando tranquillo entrerebbe anche in mare / e, scomparso, terrebbe sul fondo lo stesso cammino”.

Altri tempi, oggi tengono campo altri ubriachi. Non sono vecchi relitti ma uomini maturi che hanno una famiglia e un lavoro, giovani e giovanissimi che escono in compagnia dalle discoteche dopo essersi storditi, senza apparente necessità, con intrugli alcolici alternati alla droga. Di condizione non miserevole e spesso agiata, possiedono auto sulle quali, con l’ebbrezza aggiunta della velocità, si avventano sulle strade a seminare morte. Predisposti, in quanto ubriachi, a diventare potenziali suicidi e assassini. Il bilancio delle vittime, in ogni fine settimana o festa comandata, è terrificante. E, come capita davanti ai fenomeni di novità dirompente, le reazioni tendono ad appiattirsi sulla deprecazione e il lamento; le autorità si mostrano impreparate e restie ad assumere efficaci provvedimenti.

Che senso ha la semplice sospensione della patente per un uomo sorpreso al volante fradicio di alcol, che dopo il “condono” tornerà a ubriacarsi e, una volta o l’altra, a uccidere? Mentre si attende in proposito l’estensione del reato di omicidio colposo, bisognerebbe ricorrere nei casi più gravi di ebrietà al ritiro definitivo del permesso di guida. Imparino - sanzione severa ma non drammatica - a servirsi dei mezzi pubblici o andare a piedi. In fondo, è anche l’eccessiva salvaguardia dell’uomo motorizzato, che tradisce un feticistico rispetto per l’automobile, a dimostrare quanto sia malata la nostra società.

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