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La Stampa

Alois Lageder: “Il mio museo
è come il vino buono” ... A Bolzano è una giornata tersa, luminosa, si vedono le montagne rosate attorno. Nel nuovo Museo d’arte moderna e contemporanea inaugurato il 24 maggio di quest’anno c’è il presidente della Fondazione Museion, Alois Lageder, un uomo elegante, longilineo, con occhi molto chiari che è anche l’erede di una grande azienda vinicola.

Presidente, ci racconti un po’ la storia del museo.

“In origine era un museo soprattutto focalizzato sulla regione tra Verona e Monaco. La Fondazione è nata vent’anni fa, aprendosi sul contemporaneo e nel 2000 sono diventato presidente. Mi è piaciuto molto il progetto di costruire un nuovo museo. Abbiamo fatto una gara internazionale dove hanno partecipato circa 280 architetti”.

E chi ha vinto?

“Un gruppo di giovani architetti di Berlino KSV. La costruzione però ha subito molti ritardi e non era sicuro che noi come associazione potessimo gestire il museo dandogli un’impronta di arte contemporanea, ma alla fine dopo lunghe trattative, discussioni e ripensamenti, nel 2006 è stato fatto un accordo tra l’associazione e la Provincia e abbiamo costituito la fondazione”.

Chi dirige il museo?

“Corinne Diserens, svizzera di Ginevra, nominata in seguito a una gara a cui avevano partecipato moltissimi candidati”.

Che tipo di opere ci sono nel museo?

“Non c’è una grandissima collezione, ma la stiamo facendo crescere. Ci piace concentrarci sull’arte contemporanea e del resto non abbiamo abbastanza fondi per comprare capolavori di arte moderna. Vogliamo differenziarci dai musei circostanti, il Mart di Rovereto, impostato soprattutto sull’arte fino agli Anni Cinquanta e poi il museo di Innsbruck che è più concentrato sull’arte del Novecento”.

Lei è anche un produttore di vini, la sua famiglia li produce da cinque generazioni.

“Sì, è una bella professione che ti dà la possibilità di essere sempre in contatto con la natura e che apre gli occhi. Mi piace veder trasformare l’uva in vino e poi grazie a questa professione si gira anche il mondo per commercializzare il prodotto”.

Cosa c’è di particolare nel suo vino?

“Tutti riescano a fare vini buoni, ma io desidero dare una dimensione diversa. Io credo che nel vino ci sia qualcosa di spirituale. Ho costruito una cantina a energia molto bassa usando solo materiali bioedili e usando una energia rinnovabile per il 50%. E poi c’è un aspetto della biodinamica. Io sono convinto che lavorando le vigne in questo modo si riescano a produrre vini con più carattere e maggior tipicità territoriale e la base è di avere un terreno sano, friabile, aperto, dove la pianta cresca meglio con radici più profonde”.

Ma che vini sono i suoi?

“Molto eleganti, equilibrati, non troppo alcolici. Sono vini fini dei vecchi vini piemontesi come il Nebbiolo o il Pinot Noire della Borgogna in Francia, non i vini americani”.

Ma i mercati più importanti secondo lei quali sono?

“Il 30% l’Italia e il 25% gli Stati Uniti, il 21% la Germania, va anche molto bene la Svizzera, l’Inghilterra e stiamo aprendo in Asia, India e in Medio Oriente”.

Non c’è una crisi del vino?

“Non ovunque. L’Italia è particolarmente in crisi perché c’è meno turismo e la gente ha meno soldi”.

E per i musei che periodo è?

“Intorno al nostro c’è molto interesse perché è appena aperto, bisognerà vedere tra due o tre anni”.

Recentemente sul suo museo si è scatenata una polemica per un’opera di Kippenberger che raffigura una rana crocifissa.

“Un giornale di lingua tedesca che da 60 anni manipola l’opinione pubblica nel Sud Tirolo ha creato questo scandalo. Hanno avuto interesse a stuzzicare, così c’è stato un grave scandalo il giorno dopo la nostra apertura. I partiti di opposizione hanno cercato di approfittarne e due giorni dopo l’apertura il presidente della Provincia ci aveva chiesto di togliere la rana. Noi abbiamo risposto che la politica non può interferire nella gestione del museo visto che si tratta di una fondazione privata. Del resto anche il vescovo, che è purtroppo scomparso alcuni giorni fa, si era dichiarato contrario”.

Come si vive in Sud Tirolo?

“Si vive molto bene, ma bisogna girare perché le montagne limitano l’orizzonte”.

Frequenta le fiere di arte contemporanea?

“Poco, le trovo ormai troppo chic e troppo speculative”.

Avete avuto dei prestiti importanti?

“Sì, perché abbiamo un’ottima immagine nel mondo dell’arte contemporanea, così collezionisti e musei ci fanno volentieri dei prestiti”.

Con quale museo avete buoni rapporti?

“Siamo molto contenti di aver stretto un legame importante con il Centre Pompidou di Parigi”.

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