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La Stampa

Contro le imitazioni il Prosecco tornerà al Friuli dove è nato ... Questo vino prodotto in Veneto non è protetto dal nome del luogo originario e si può copiare. Il piano mira a difendere un fatturato da 370 milioni di euro... “Prosecco, vino bianco di colore giallo paglierino o giallo dorato chiaro così chiamato dal nome del borgo poco lontano da Trieste nel cui territorio principalmente si produce e che deriva dal vitigno ad uva bianca denominato Glera e che è stato proficuamente introdotto nella provincia di Treviso dove sia il vitigno che il vino hanno assunto la denominazione di Prosecco”, così nel 1951 si fissa l’identità di un vino oggi diventato un fenomeno di consumo in Italia e all’estero (oltre 57 milioni di bottiglie prodotte per un valore di 370 milioni di euro e il nome iscritto tra le sole 100 parole straniere che compaiono nel prestigioso dizionario americano Merriam Webster’s Collegiate).
Proporio per questo da noi c’è stato chi ha tentato di smerciare uno spumante che nulla aveva a che fare col vino in questione, mentre all’estero (nelle Americhe e in alcuni Paesi dell’Est, soprattutto in Romania) si è scatenata la corsa alla produzione di Prosecco, con enormi vigneti che fra qualche anno contrasteranno pesantemente le nostre esportazioni. “È necessario tutelare in fretta questo prodotto tipicamente italiano - dice Gianni Zonin - e per farlo c’è un solo sistema: riportare la sua “residenza” ufficiale a Prosecco, in quel territorio vicino a Trieste dove è nato e dove era conosciuto fin dai tempi della Roma antica. Tutti i Paesi del mondo possono piantare un vitigno e chiamare il vino con il suo nome. Ma se Prosecco è il nome di una località, allora nessuno può imitarlo”. “Per una volta - prosegue il maggior imprenditore privato italiano del vino - facciamo giocare a nostro favore quelle regole che molto spesso sono finite a volgersi contro le nostre produzioni. Ad esempio abbiamo dovuto rinunciare alla dizione di metodo “Champenois” per non scontrarci con lo Champagna e recentemente siamo stati costretti a cambiare nome al nostro Tocai friulano, per evitare sovrapposizioni con il Tokaji ungherese”.
Ecco in pratica cosa si dovrebbe fare: istituire la Doc Prosecco allargando la zona di produzione a tutte le aree vocate del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, riservando la Docg all’attuale Doc di Conegliano Valdobbiadene, essendo una zona di particolare pregio. “Mi rendo conto che non è una scelta semplice e che non è facile mettere d’accordo tutti i produttori - prosegue Zonin - la mia proposta potrà suscitare anche critiche e contrarietà, ma mi auguro che tutti capiscano che il nemico è alle porte. Questo nemico oggi sono i nuovi grandi Paesi produttori, che hanno fiutato il momento felice del nostro Prosecco e fra poco invaderanno i mercati del mondo con il “loro” Prosecco”. Un progetto per una Doc interregionale che ha già avuto l’approvazione del presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, e che, approvato dalla giunta regionale, è stato sottoscritto dall’assessore all’Agricoltura, Franco Manzato. I tempi per risolvere la questione sono però stretti: ad agosto 2009 entrerà in vigore la nuova disciplina comunitaria sulle Dop e Igp. Se si riuscisse a riconoscere la nuova Doc prima di quella scadenza verrebbe automaticamente riconosciuta dalla Commissione europea. In caso contrario il futuro del Prosecco potrebbe diventare pieno di incognite.

Il prosecco in cifre...
1969 - Anno di nascita della denominazione
4.830 ettari - Superficie iscritta all’Albo Vigneti
106,8 ettari - Superficie iscritta a “Superiore di Cartizze”
Addetti del settore nell’area Doc: 2800 viticoltori, 460 vinificatori, 250 enologi, 1.500 addetti settore enologico
160 - Case spumantistiche
57,3 milioni - Bottiglie totali prodotte
82,7% Percentuale di Spumante sul totale delle bottiglie prodotte
370 milioni - Valore del prodotto al consumo (in euro)

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