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La Stampa

Competitività a rischio ... La fase di recessione che sta colpendo l’economia mondiale mette a nudo tutte le criticità e le debolezze del nostro sistema agroalimentare. Allo straordinario patrimonio di prodotti di cui il nostro paese è dotato, fa purtroppo da contraltare un assetto strutturale e organizzativo delle nostre filiere che ne limita enormemente il potenziale competitivo. Lo scenario è oggi profondamente diverso rispetto qualche anno fa. Il livello della competizione è cresciuto e nuovi grandi “player” sono diventati protagonisti dei mercati mondiali.
Da un lato economie agricole dotate di grandi risorse e capaci, quindi, di far leva su importanti economie di scala; dal!’ altro i paesi emergenti che spesso aggiungono a questa caratteristica, un costo inferiore dei fattori produttivi. La progressiva apertura dei mercati e il minor supporto accordato all’agricoltura dalle politiche di sostegno aumentano le difficoltà.
Inoltre l’alimentazione è divenuta in questi ultimi anni uno dei fenomeni più globalizzanti, favorendo situazioni di internazionalizzazione e con-centrazione delle attività distributive. Questo ha portato anche ad una nuova articolazione organizzativa dei mercati, condizionata dalle aspettative dei grandi colossi della distribuzione moderna, che chiedono ai produttori agricoli e alimentari volumi adeguati e nuove capacità organizzative e relazionali. Questo è lo scenario si cui si gioca, in futuro, la tenuta del nostro sistema agroalimentare, aggravato dalla contrazione dei consumi interni. Nonostante alcuni segnali positivi che continuano a venire dal fronte delle esportazioni, i rischi di indebolimento delle performance dell’offerta alimentare nazionale sono più che una preoccupazione. Anche il confronto con i nostri partenrs europei lascia pochi dubbi: il nostro sistema agroalimentare richiede interventi strutturali profondi ed in questa direzione è Fondamentale il sostegno e l’accompagnamento che può essere fornito da politiche mirate. Alla crescita dei prezzi agricoli che aveva portato ad un incremento del reddito delle nostre aziende del settore primario negli ultimi due anni, fa oggi eco un repentino ribasso ed una situazione di crisi diffusa, che rende il consumatore molto più attento di prima al prezzo finale. Questo sta penalizzando in misura significativa i risultati delle aziende agricole che avevano puntato sulla qualità il che però ha comportato maggiori costi. Per non parlare della probabile chiusura di intere filiere produttive, come quella del tabacco, che, senza la proroga dei premi accoppiati, non ha alcuna speranza di tenuta. Ha fatto bene l’attuale Governo a continuare sul solco tracciato dal precedente esecutivo, confermando alcune scelte importanti. Le “misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare” varate con il Dl 171, riprendono quel percorso interrotto nella passata legislatura e vanno nella giusta direzione, come ad esempio la norma che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese, ma probabilmente oggi questo non è più sufficiente. Spesso l’attenzione della politica al settore si concretizza in scelte e soluzioni che affrontano questioni minori riguardanti temi che, non di rado, si rivelano marginali rispetto alla necessità di un profondo adeguamento strutturale della nostra offerta agroalimentare. Occorre tornare alle imprese, alle loro necessità reali, a come sostenere la loro crescita. Si sente il bisogno di scelte importanti, che abbiano una prospettiva di medio lungo termine, che possano incidere sui nodi strutturali senza farsi condizionare dai conflitti interni alla filiera.

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