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La Stampa

“Voglio cancellare le Doc fantasma” ... Martelli: molte sono inutilizzate e falsano il mercato... Tempi di tagli. Giuseppe Martelli, storico direttore di Assoenologi, è stato appena nominato presidente del Comitato nazionale vini, il massimo organismo di settore del ministero delle Politiche agricole: le sue prime decisioni sono state di ridurre le commissioni interne da 23 a 12 e abbassare il numero dei componenti di quelle centrali da 10 a 6.

Dottor Martelli, il suo primo obiettivo è velocizzare l’iter delle pratiche, ma qualcuno dice che lei sta lavorando di scure. E’ così?
“Non esageriamo. Sono solo per lo snellimento delle procedure e della burocrazia, anche perché la nuova Ocm vino ci impone dei ritmi decisionali molto stretti”.
Ma lei vuoi fare una strage di Doc?

“Io direi, più semplicemente, che in Italia su 357 denominazioni d’origine ce ne sono molte inutilizzate e ben sette di queste non hanno mai firmato una bottiglia. Quindi penso che sia inutile qualificare vini nati per ragioni di campanile, in cui nessuno crede, neppure i produttori che li hanno voluti. E’ assurdo tenere in piedi Doc che esistono solo sulla carta, a questo punto meglio eliminarle. Ho già presentato una proposta in merito al ministro Luca Zaia”.

Questi tagli sono legati anche al futuro trend del vino italiano? In altre parole: è la crisi economica che li suggerisce?

“La crisi, è inutile negarlo, si fa sentire anche nel nostro settore, che però, sommato tutto, tiene. Ma ci sono vini che si vendono ed altri che è sempre più difficile piazzare sui mercati. Il business dell’intero comparto è di oltre 13 miliardi di euro, di cui 3,5 dati dall’esportazione. I primi 8 mesi del 2008 hanno fatto registrare introiti per 2,3 miliardi pari ad una crescita del 3,5% in valore, ma una decisa flessione dei quantitativi, che sono passati da 12 a 10,8 milioni di ettolitri, pari ad una contrazione del 10%. Il valore medio del vino esportato registra per un netto incremento del 16,8%.
Ciò vuol dire che in questo periodo congiunturale calano sensibilmente le vendite di vini comuni e del vino sfuso, ma non quelle dei prodotti più cari. E poi, mentre le nostre esportazioni, sia pure tra alti e bassi, continuano a crescere, i consumi interni continuano a diminuire. Oggi siamo a 45 litri pro capite contro 50 del 2000 ed i 110 degli anni Settanta. Una situazione fa prevedere che, entro il 2015, il nostro vino venduto all’estero supererà quello consumato in Italia”.
Quali sono gli scenari che si profilano in fatto di mercato? Ci sarà sempre più concorrenza, chi vincerà questa sfida?
“Secondo me avranno più possibilità coloro che, forti di una adeguata massa critica di prodotto, sapranno calibrare un giusto rapporto qualità-prezzo per i vini comuni e qualità-prezzo-immagine per quelli di più alto livello, basando le loro performance non sul biglietto da visita ma sulla consistenza dei vigneti e delle strutture produttive, che il consumatore sempre di più intende come giusto equilibrio tra tradizione ed innovazione”.

In questo contesto quali sono le tipologie che si potranno meglio affermare? Il cosiddetto “gusto internazionale” è arrivato al capolinea?
“Non credo che il gusto internazionale sia giunto al capolinea, il mondo è grande. Certamente l’Italia con i vini da vitigni autoctoni ha una marcia in più, ma attenzione non basta dire autoctono per avere successo. I gusti cambiano, in poco tempo le predilezioni del consumatore sono passate dai rossi ai bianchi. E negli spumanti le richieste di “metodo classico rosè” sono cresciute del 100% tanto che non si riesce a soddisfare le richieste”.

A proposito di spumanti, visto che siamo nel pieno delle feste di fine d’anno, come prevede andranno le vendite?

“Noi siamo ottimisti. Le prime stime fanno prevedere che in queste festività tra Natale e l’Epifania in Italia si stapperanno o si regaleranno oltre 130 milioni di bottiglie di spumante dei quasi 325 milioni che il nostro paese produce ogni anno. Secondo i dati elaborati dal centro studi di Assoenologi l’Asti ed il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene ancora una volta si confermeranno gli spumanti italiani più venduti. Il Prosecco spumante Doc ha una produzione complessiva di 47 milioni di bottiglie di cui 14,6 milioni esportate in 40 Paesi. L’Asti spumante Docg ha una produzione di 80 milioni di bottiglie di cui 65 milioni esportati in 50 paesi. Secondo Assoenologi in queste festività gli italiani spenderanno in bollicine, al ristorante, al supermercato o in enoteca, oltre 800 milioni di euro”.

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