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La Stampa

Le bionde del Prosecco ... Paris Hilton arruolata come testimonial del vino in lattina. E i trevigiani rispondono con la Silvestrin per difendere la bottiglia... Una è bionda tendenza miele, tutta sorrisi e buone maniere. L’altra è bionda genere platino, icona globale del pessimo gusto. Sono cresciute un po’ agli opposti: mentre il genere platino si impegnava per farsi diseredare ed escludere da uno dei più esagerati patrimoni del pianeta, la tendenza miele dava una mano a papà, presidente di Pro Loco, nella sagra paesana di Portobuffolè, che con i 830 abitanti è il comune più piccolo della provincia di Treviso e uno dei più piccoli d’Italia.

Capita che, partendo da molto lontano, ci si possa incrociare a qualche latitudine. E così è accaduto alle due bionde: punto di contatto le colline trevigiane tra Conegliano e Valdobbiadene, depositarie uniche dei vitigni Prosecco Doc.

Qui, Paris Hilton provoca ed Elisa Silvestrin risponde: se qualcuno dovesse chiedere chi è Elisa Silvestrin, si veda alla voce Miss Italia 2006. Arrivata seconda alle spalle di Claudia Andreatti, toccò il cuore dei vertici di Raiuno perché è tanto carina da sembrare disegnata. Non è diventata una Del Noce girl in senso stretto, ma ha avuto la sua bella vetrina a “Ballando con le stelle” e oggi è annunciatrice nella prima rete.

Le due signorine, che più diverse una dall’altra non potrebbero essere, si ritrovano su opposte sponde: testimonial entrambe del vino Prosecco, una difende la tradizione e l’altra la sfida.

La Hilton, sfrontata al punto da venire a bucherellare con i suoi tacchi a spillo le sacre colline trevigiane per girare gli spot, dà volto al prosecco in lattina, un sacrilegio per i difensori dei prodotti tipici. La Silvestrin, per potente contrasto oltre che per le origini orgogliosamente venete, è testimonial della Primavera del Prosecco, una lunga manifestazione - sostenuta anche dal ministro Luca Zaia - che promuove e difende il vino Doc di Conegliano e Valdobbiadene.

Questa storia del vino in lattina ai produttori veri non è mai andata giù: suona come un chiodo strisciato su una lavagna, “un prodotto puro - dicono gli ortodossi - può stare solo nel vetro, perché non ha niente da nascondere”. Non è un ogm, anzi: è fatto con le uve di queste stesse colline, perché c’è - chi non le imbottiglia in proprio e le conferisce a grandi produttori che vendono un po’ qua e un po’ là.

Nel caso, il prosecco da mettere in lattina era stato venduto agli austriaci della Rich che ne avevano prodotti quattro milioni di pezzi con l’intenzione di annegare in un mare di bollicine l’intera Germania. Testimonial la Hilton, fotografata con addosso solo vernice dorata per essere tutt’uno con il prodotto. Pare che l’operazione non sia stata poi un trionfo, comunque prima ancora che iniziasse la distribuzione si era scatenata una feroce polemica con i viticoltori spaccati in due.

Gli ortodossi - che hanno i vigneti, che l’uva se la curano, se la vinificano, se la imbottigliano e se la vendono, chi da piccolo imprenditore e chi da star mondiale - hanno reagito e hanno organizzato la loro Primavera che attraverserà mezza Italia, arrivando fino a Roma.

La scelta di immagine, dice Giovanni Follador che promuove la manifestazione, non poteva che cadere su Elisa, perché “guardatela, è trasparente e pura come il vetro, altro che quelle cose opache. E’ come il nostro vino”. Lei, in memoria della sagra di Portobuffolè dove - dice - ha imparato il valore del volontariato, non vuole compenso: “Impagabile la soddisfazione di rendere omaggio al Veneto e a un vino che adoro”.

Chi vincerà sembra scontato: il prosecco in lattina sarà anche una simpatica trovata, ma il botto di uno spumante Doc cresciuto su queste colline non ha uguali. Se ne sono accorti anche gli svizzeri: nel 2008 hanno abbandonato lo champagne e le sue bollicine nate in bottiglia per convertirsi al Prosecco Conegliano Valdobbiadene, che diventa frizzante in serbatoi a grande tenuta di pressione grazie al “metodo Charmat” importato da quell’Antonio Carpené che ha fondato la Scuola di Enologia di Conegliano.

Si sa poi che a Capodanno Barack Obama e signora hanno brindato con il Prosecco di questi colli. La notizia in zona è parsa così comprensibilmente eccitante che il giorno dopo 600 bottiglie sono partite destinazione Washington, con gli auguri della Regione Veneto, e hanno ben figurato nelle varie feste della notte dell’insediamento. Bottiglie, mica lattine: quelle di Elisa, non quelle di Paris.

Con i suoi 370 milioni di fatturato annuo di business, il Prosecco in Veneto è però soprattutto un grande affare. Il vino che viene prodotto tra Conegliano e Valdobbiadene, in 15 comuni accreditati, è Doc da 40 anni: il Prosecco si fa anche altrove ma Doc, in corsa per il marchio Docg, è questo.

Il ministro Zaia è in primissima linea per la difesa: in fatto di bionde, aveva tollerato Paris e le sue lattine, ma solo a Elisa e alle sue bottiglie ha dato la sua piena e incondizionata benedizione: “Il Prosecco doc e gli spumanti italiani sono la nostra migliore risposta allo champagne francese”.

I numeri del Doc

160 case spumantistiche

2.800 viticoltori

460 vinificatori

250 enologi

1.500 addetti

4.830 ettari di vigneto

57 milioni di bottiglie l’anno

370 milioni di euro di fatturato

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