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La Stampa

“Basta demonizzare il vino” ... Zaia: con due bicchieri non si è ubriachi. Gli esperti: meglio nessuno... Luca Zaia, classe 1968, razza Piave e non se ne dimentica. Da ministro all’Agricoltura ha colto il crescente disagio del mondo del vino, impegnato in una difficile vendemmia, buona per qualità ma percorsa dal pessimismo sul fronte delle tenuta dei prezzi delle uve. Tra i motivi della crisi anche la crescente paura per i controlli con gli etilometri in agguato e le nuove salatissime multe che si traducono in calo dei consumi, calcolato da Coldiretti in un ulteriore 2,5 per cento, nonostante la tenuta dei vini a Doc. Il ministro leghista ha colto l’occasione di far saltare il tappo in un’intervista al mensile “Quattroruote”. Lo Zaia-pensiero è esplicito: “Bisogna smetterla di considerare ubriaco al volante chi beve un paio di bicchieri. No all’atteggiamento proibizionistico di chi chiede tolleranza zero sulle strade, abbassando ancora i limiti del tasso alcolemico per chi guida”. E ancora: “È in atto una criminalizzazione del vino che non ha senso e che sta uccidendo uno dei comparti più pregiati del Made in Italy”. Il ministro ha aggiunto numeri e considerazioni: “Il limite attuale, 0,5 grammi di alcol per litro di sangue, è ragionevole. Abbassarlo ancora non serve. Entro tali livelli si è sobri e perfettamente in grado di guidare: corrisponde a due bicchieri di un vino che abbia non più di 11 gradi, diciamo uno spumante o un rosso non troppo strutturato”. Zaia ridimensiona anche l’allarme statistico e ricorda polemicamente che “solo il 2,09% degli incidenti è causato da guidatori in reale stato d’ebbrezza, persone che all’etilometro risultano ben al di sopra dello 0,5. Non vedo perché dovrei rinunciare a bere con intelligenza e moderazione solo perché ci sono irresponsabili che si ubriacano”. Infine un passaggio destinato ad allargare la polemica: “Perché - conclude il ministro - non si guarda con altrettanta severità alle altre cause degli incidenti? Vogliamo parlare del fumo o dei farmaci che danno sonnolenza? Degli antistaminici che migliaia di italiani prendono per combattere le allergie? O dei tranquillanti? Temo siano più pericolosi dei fatidici due bicchieri, ma nessuno se ne occupa, è più comodo dare la colpa al vino”. Affermazioni nette che hanno avuto nel mondo del vino l’effetto raccontato nella fiaba dell’Imperatore: “Finalmente c’è chi dice che il re è nudo e lo dice con forza e autorevolezza”. Un coro mediatico di consenso alle parole del ministro si è composto in poche ore. “Presa di posizione coraggiosa” annota Fabio Carlesi dell’Enoteca italiana di Siena che da anni conduce il progetto Vino e giovani per un consumo consapevole. “Bene ha fatto il ministro a sottolineare la differenza tra uso corretto e abuso delle sostanze al- coliche” aggiunge Enrico Stoppani presidente della Fipe, che raggruppa 200 mila tra bar e ristoranti. “Demonizzare il vino non serve” commenta Giuseppe Martelli dell’Assoenologi. “Noi stiamo promuovendo il bere leggero, responsabile e intelligente” annuncia Paolo Ricagno che guida il Consorzio di tutela dell’Asti spumante e del Brachetto d’Acqui, vini da brindisi che hanno naturalmente un basso grado alcolico. Da Roma arriva però una voce decisamente fuori dal coro. “L’alcol è la prima causa di morte tra i giovani sotto i 24 anni: le dichiarazioni del ministro Zaia non hanno nulla a che vedere con le evidenze scientifiche” annota a muso duro Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, confermando la dicotomia di indirizzi tra i ministeri dell’Agricoltura e della Salute. “Gli interessi economici del comparto del vino - aggiunge Scafato - dovrebbero convivere con quelli della salute dei cittadini, soprattutto di quelli più giovani”. Scafato, che è anche presidente della società italiana di Alcologia, ribadisce: “Non esistono livelli sicuri di alcol per mettersi alla guida: l’unica sicurezza è non bere, neanche due bicchieri di vino”. A Zaia che ha indicato la stanchezza come causa principale delle stragi del sabato sera, l’esperto risponde: “Noi andiamo nelle discoteche e sappiamo che i ragazzi usano l’alcol, vino compreso e poi si mettono in macchina. E 1800 ragazzi sotto i 19 anni sono alcoldipendenti già a carico dei nostri servizi”.

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