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La Stampa

“Obblighiamo le aziende a usare solo uve autoctone” ... 5 domande a Martino Manetti produttore... Martino Manetti, vigneron di Montevertine. La sua famiglia ha valorizzato come nessuno l’area del Chianti Classico.

“Era il 1977 e mio padre Sergio puntò sul sangiovese in purezza. Sembrava un’eresia. Sbagliavano: è un vitigno straordinario”.

Però lei non produce Chianti Classico, ma Igt.

“Il primo motivo è che il Consorzio cacciò mio padre, le sue prime annate venivano prese in giro alle degustazioni ufficiali. E poi il mercato ormai ci conosce così”.

Igt è anche la categoria dei Supertuscans.

“È una delle molte invenzioni americane inutili”.

Perché il sangiovese è così difficile?

“Perché devi beccare il momento giusto della maturazione. Ma non è mica un obbligo, fare sangiovese: se devi ridurti a usare altri vitigni, cambia lavoro”.

Come si rilancia il Chianti?

“Abbiamo vissuto momenti peggiori. Consiglio due cose: il riconoscimento dei cru, come in Borgogna o Langhe, e l’obbligo di uve autoctone. Basta merlot e cabernet. Sangiovese, colorino, canaiolo: solo in Toscana vengono così bene. Basta rispettarli”.

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