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La Stampa

L’Italia sdogana gli Ogm ... Senza proclami e fanfare - anzi per la verità piuttosto in sordina - Governo e Regioni si preparano a sdoganare in Italia la coltivazione degli Ogm, in primis il mais transgenico. Il provvedimento, appoggiato pressoché da tutte le Regioni (soprattutto Emilia Romagna, Toscana e Marche) anche perché prevede la creazione di fondi per gli enti locali, è destinato a sollevare un polverone di polemiche tra agricoltori, associazioni dei consumatori, ambientalisti, politici e scienziati. Il via libera formale della bozza sugli Ogni è previsto giovedì 28 gennaio, quando a Roma in via della Stamperia, n. 8, la Conferenza unificata approverà un protocollo d'intesa che prevede un piano per il controllo delle colture di prodotti geneticamente modificati e l'istituzione di fondi regionali, che da un lato saranno alimentati attraverso le sanzioni inflitte a chi non rispetterà le regole, dall'altro dovranno risarcire gli agricoltori da eventuali danni dalle coltivazioni Ogm. L'accordo, che il 17 dicembre ha ottenuto la prima approvazione della Conferenza Stato Regioni (con il sì pressoché unanime degli enti locali), vede la regia trasversale del ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto del Pdl e di Vasco Errani, presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, esponente del Partito democratico. La bozza di linee guida, sulla coesistenza tra colture tradizionali e Ogm, dà ampi poteri alle Regioni che, con una legge apposita, potranno fissare i criteri di gestione, scegliere i siti dove testare gli Ogm e comminare multe piuttosto salate. Il sistema sanzionatorio è già definito dalla bozza sugli Ogm sulla base del tipo di infrazione. Saranno previste multe fino a 60 mila euro per chi coltiva senza autorizzazione e fino a 15 mila per l'agricoltore che, invece, impedisce il controllo in azienda e non usa le dovute precauzioni nel coltivare mais trangenico. Né il ministro Fitto né il presidente Errani hanno rilasciato commenti sull'intesa per coltivare gli Ogm. Prende, invece, tra le mani la “patata bollente” Tiberio Rabboni, assessore regionale all'Agricoltura dell'Emilia Romagna e tra i fautori dell'intesa Stato Regioni. “Questo protocollo d'intesa - spiega Rabboni - non fa altro che recepire una normativa europea che chiede ai singoli Stati membri di dotarsi di regole per la coesistenza di colture Ogm e tradizionali. È importante fissare dei paletti per prevenire così la possibilità di creare ibridi tra produzioni Ogm e tradizionali. Secondo Rabboni, l'accordo è importante anche perché “consentirà al made in Italy alimentare di tutelarsi così dai rischi di contaminazione e di perdita di peculiarità; rischi che le nuove produzioni Ogm potrebbero alimentare”. Certo guardando all'America, all'avanguardia nelle coltivazioni geneticamente migliorate con 62,5 milioni di ettari gli Ogm, come ultima frontiera della ricerca agritech, sembrano una via obbligata, purché siano regolamentati da norme chiare. “L'innovazione è importante ma servono norme condivise dagli agricoltori - conferma Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura - non possiamo pensare che il futuro non sia fatto di risorse che, fermo restando le giuste precauzioni e le misure di garanzia e tutela, si stanno rivelando a livello internazionale più un'opportunità, che un rischio. Non ho avuto modo di leggere la bozza delle linee guida sugli Ogm, ma è importante che segua le logiche delI'Ue e sia condivisa con gli imprenditori agricoli”. È invece nettamente contraria al provvedimento la Federconsumatori, pronta a rianimare già da domani la coalizione anti-Ogm, capitanata da Mario Capanna che nel 2007, forte di una quarantina di associati (dalla Coldiretti alle Acli, dalla Lega Coop al Wwf) aveva lanciato un referendum sugli alimenti geneticamente modificati. “Considero gravissimo - spiega Rosario Treffietti, presidente di Federconsumatori - il fatto che Governo e Regioni abbiano cercato di nascondere l'accordo, per evitare il confronto e la discussione con le associazioni dei consumatori e degli agricoltori. Inoltre, quest'accordo mi sembra un mezzuccio sconveniente per dare soldi alle Regioni. Ci mobiliteremo fin da oggi per fermare l'intesa Stato-Regioni”. Oltre che dalle sanzioni, i finanziamenti dei vari fondi regionali che dovranno essere costituiti arriveranno dalle tariffe imposte a chi coltiva Ogm, dalla registrazione delle autorizzazioni regionali per gli operatori, dal pagamento dei corsi per le abilitazioni e dai costi per l'utilizzo dei siti sperimentali regionali. Il risarcimento dei danni è, invece, previsto solo per chi dimostri la responsabilità degli Ogm e sia in grado di quantificare il danno. Il termine è di un anno. Le linee guide sugli Ogm prevedono anche un sistema informatico nazionale che assicuri la tracciabilità della filiera. Ovvero ogni Regione dovrà verificare se un terreno è adatto o meno all'introduzione di colture Ogm e indicare le zone escluse dalla coltivazione degli Ogm, come le aree protette, di produzione Dop, Igp, coltivazione biologiche, ecc. Gli Ogm potranno essere coltivati nelle zone di confine tra Regioni per le quali viene concordata una distanza di sicurezza minima fra le stesse amministrazioni. Come tempistica, dopo l'ok del 28 gennaio, sulle linee guida dovrà esprimersi la Commissione europea. Entro sei mesi dall'ok di Bruxelles, le Regioni dovranno emanare una legge sugli Ogm. Infine sarà una legge nazionale a disciplinare le tariffe regionali che alimenteranno i vari fondi.

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