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La Stampa

Sostiene Slow Food ... Non comprate quella bottiglia se costa meno di tre euro... Qui al Vinitaly come era prevedibile, visto il periodo non certo roseo (anche se si respira più ottimismo di un anno fa), si parla soprattutto di economia e di mercato. Siamo in una Fiera commerciale e quindi è giusto che sia così. Ci sarà o non ci sarà questa benedetta ripresa? Gli Stati Uniti riprenderanno il loro ruolo di locomotiva del mercato del vino italiano? Ecco le due domande più comuni che occupano, in questi giorni, i discorsi di produttori, appassionati e giornalisti. Ne manca una fondamentale, però. Ovvero qual è il prezzo giusto di una bottiglia di vino? Argomento spinosissimo, ma che andrà prima o poi affrontato in una comunicazione con il pubblico, che deve compiere un salto di qualità e trattare serenamente anche il tabù denaro. Sugli scaffali della grande distribuzione italiani si trovano vini appartenenti a Docg molto blasonate, come ad esempio il Barolo 2004, a prezzi incredibili: 7,99 euro. A pochi centimetri scorgiamo invece un Arneis a 12,99 euro. Il primo si giova di un affinamento di 4 anni, l’altro di 6 mesi. Quale dei due produttori ha ragione? E soprattutto come fanno i consumatori a comprendere le differenze tra i due vinì? È ormai innegabile che le denominazioni non riescano più a fungere da discrimine circa il valore di una bottiglia. Esistono però dei dati economici che è giusto comunicare. Il primo è che se non si vuole contribuire allo sfruttamento dei viticoltori, costretti ormai a vendere le uve a venti centesimi al chilo, sarebbe giusto evitare l’acquisto di vini che costano meno di due o tre euro a bottiglia. Il conto è presto fatto: vetro, etichetta e tappo costano almeno 50 centesimi. Poi ci sono i costi della coltivazione, della lavorazione e anche degli investimenti in macchinari e cantina. Insomma, comprare un vino affinato per meno di 5 mesi a un prezzo che non raggiunge i 3 euro a bottiglia rischia di portare sulle tavole vini che nascondono una scarsa attenzione alla parte agricola oppure delle “scorciatoie”. Un discorso a parte per quei consumatori che si recano direttamente in cantina, acquistano la classica damigiana e si imbottigliano il vino. Se una persona vuole spendere poco questa è la strada da perseguire, rivolgendosi se possibile ad aziende conosciute direttamente e visitate con la dovuta attenzione.

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